E' più o meno in questo periodo, nella classe prima della scuola Primaria, che si evidenziano le caratteristiche di scrittura e lettura degli alunni. Noi insegnanti impariamo a comprendere come ciascun alunno si è appropriato del metodo, quali strategie ha fatto proprie, quali ha adattato al suo modo di apprendere. In questo periodo, ma già avevamo visto i segnali, ci rendiamo conto di quali sono gli alunni che dopo sette mesi di attività hanno fatto propria la capacità di lettura, l'abilità di scrittura più o meno corretta con un margine contenuto di errore, la capacità di attribuire ad ogni numero una quantità e svolgere le prime operazioni aritmetiche, addizioni e sottrazioni.
Ogni venticinque alunni, pare che ve ne sia uno che presenta una forma di disturbo specifico di apprendimento, sul sito dell'Associazione Italiana Dislessia trovate i dati e un interessante vademecum per chiunque si trovi ad operare in presenza di alunni o figli con problemi di dislessia.
A noi insegnanti di classe prima i conti tornano un pò meno perchè ne risulta invece uno ogni quindici e anche di più. Ma probabilmente la differenza sta nei casi che si rivelano effettivamente tali quando solo durante la classe terza, è possibile raggiungere una diagnosi certa.
Dopo la diagnosi non è previsto insegnante di sostegno, a meno che non siano i genitori a chiederlo, ma piuttosto sono previste una serie di interventi denominati di tipo "dispensativo e compensativo", facenti capo alla normativa vigente, in caso di certificazione diagnostica.
Durante il periodo dell'osservazione dei casi, quindi nelle classi prima e seconda, cosa possiamo fare concretamente perchè un ipotesi di difficoltà sia correttamente valutata e l'alunno adeguatamente supportato sia che il suo problema evolga in dislessia o meno?
Della dislessia mi sono occupata nella mia tesi di specializzazione nel 1986. Il mio lavoro iniziava dicendo "Al di là di ciò che può apparire ai più un alunno dislessico è un alunno con un Q.I. (intelligenza) nella norma". Sono passati 23 anni e cercando su internet materiali sulla dislessia ho trovato altrettanti documenti che iniziano con la stessa frase. Non mi pare alla fine una cosa che rallegra, ciò significa che sono troppi ancora a pensare che un alunno con difficoltà di scrittura e/o lettura è un alunno con capacità ridotte o se va bene pigro o svogliato. Un alunno con difficolta specifiche di apprendimento (o che tali potrebbero diventare perchè non è detto che così avvenga!) è piuttosto già dalla prima classe un alunno che ha poca fiducia nelle sue capacità, che ripete spesso "io non lo so fare e non riuscirò mai a farlo".
Allora il primo lavoro da fare in una classe prima è dare tempo a questi alunni, stargli vicino, più che a chi sa andare da solo, confortarli e sostenerli.
Nel prossimo post parleremo delle strategie d'aiuto più pertinenti nello scrivere e nel leggere.
Intanto ringrazio la Dott. Donatella Rita Petretto dell'Università degli Studi di Cagliari, che ho conosciuto durante il corso di aggiornamento sulle DSA che si svolge a Guspini presso l'IPSIA, che mi ha dato spunto per questo post e per i preziosi suggerimenti pratici di sostegno alla attività didattica.
4 riflessioni:
Magari TUTTI gli insegnanti si comportassero cosi!!
Per certi versi, continuo ad essere dislessico anche oggi, certe cose "le vedo ma non le vedo" ...
Ciao sytry82, sono consapevole che le cose non vanno così per tutti. E' per questo che ho "deciso" di parlare di più delle cose che si possono migliorare e di quanto possiamo aiutare quegli alunni, che a volte perdiamo per nostra incapacità e non per la loro!!
Buon Lunedì e grazie della visita
hai fatto molto bene a parlarne, è un problema che non va sottovalutato
Grazie Gunther, credo che continuerò ad approfondire, lo scambio di informazioni può essere utile a tutti
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