Leggendo questo resoconto su Liquida non mi lascerei ingannare dalla contrapposizione educazione cinese vs educazione occidentale. Nè ne farei una questione di predominanza dell'una sull'altra.
In tutto l'argomentare manca una posizione, un pensiero da parte dell'oggetto del dibattito: i bambini.
La scuola in questo senso è un osservatorio privilegiato. Perchè i bambini raccontano i fatti educativi che li coinvolgono. Da casa a scuola e viceversa naturalmente.
Chi lavora nella scuola, incontrando tali e tante forme educative sa bene che la linea di demarcazione negli stili educativi è piuttosto ondivaga.
Certamente nella cultura occidentale il rispetto verso le inclinazioni dei bambini e sulle sue esigenze di crescita è aumentato. Ma non è del tutto spento quel filone educativo che ricorre alle maniere forti per ottenere dai figli determinati comportamenti o prestazioni scolastiche. Quelli che in realtà sono gli obbiettivi dei genitori.
A onor del vero un tempo anche la scuola non disdegnava l'utilizzo di metodi spicci e umilianti, oggi quando si verificano si tratta di episodi isolati e immediatamente sanzionati. La sensibilità dei docenti nel costruire una scuola con metodi e tempi a misura di bambino è, nonostante la cappa pesante che grava sull'istituzione, in continua evoluzione.
Ora accade che i bambini raccontano di quando fanno i compiti o di quando praticano l'attività sportiva ad esempio. Questo è ciò che talvolta ho sentito di persona o riferito da amici di altri bambini.
"Sono stato sveglio fino alle undici di notte per terminare i compiti, fino a che non ho finito non sono potuto andare a letto".
"Quando prendo meno di otto mia madre mi da una sberla".
"Quando prendo un brutto voto mia madre mi chiude in camera o nello sgabuzzino".
"Se non gioco bene a calcio mio padre mi dice che sono un buono a nulla"
"Siccome non vado bene a scuola non potrò più fare attività sportiva"
"Si, mia madre e mio padre mi picchiano se non mi comporto bene e non prendo buoni voti a scuola".
Sono frasi che chi lavora a scuola sente ancora. Quando non sono gli stessi genitori ad ammettere di perdere facilmente la pazienza e di ricorrere a metodi punitivi per farsi obbedire dai figli. Sono casi isolati dirà qualcuno. Ma molto simili al modello educativo descritto dalla mamma-tigre, almeno nei modi. Probabilmente esprimono lo stesso tipo di ambizione per i figli, portata ad estreme conseguenze.
Ammettiamo pure che educare un bambino non è una passeggiata. Ammettiamo pure che la pazienza l'abbiamo persa tutti una volta o più di una, e ammettiamo che si parli di una serie ripetuta di fatti occasionali.
E' vero allora che di strada da fare per aiutare un bambino a comprendere l'importanza del suo futuro ne dobbiamo fare molta ovunque. E poco c'entra oriente o occidente e chi è più bravo a farlo.
Con i bambini gli eccessi educativi sono diffusi omogeneamente e molto somiglianti. Perchè un bambino è capace di sfidare ogni nostra più dura resistenza, è capace di un ostinazione per noi inconcepibile, in quanto individui già modellati dal tempo e da altre persone. Perchè non sarebbe un bambino se non fosse così determinatamente innocente anche quando s'impunta e dice no.
Eppure basterebbe contare fino a dieci per stare vicino ai propri bambini senza perdere la pazienza, e se proprio la si perde cambiare argomento e aria velocemente. Aiutarli nei compiti e nello studio quando ne hanno bisogno, accompagnarli nella crescita con molta fermezza nelle decisioni, una buona dose di calma e tante, tante parole dettate dall'affetto, dalla preoccupazione, nel senso di occuparsi di lui.
Le parole dette nei momenti d'intimità, seduti accanto al lettino prima della buonanotte, sono quelle più efficaci. Parole che non troveranno sempre attuazione nella pratica immediata perchè un bambino è pur sempre un bambino, ma che sapranno tornare in mente al momento giusto.
E ancora una cosa, a che serve rubare l'infanzia se adulti ci si diventa entrando tardissimo nel mondo del lavoro o non ci si entra affatto? Usare i metodi adeguati (che esistono) ci mette al riparo pure da futuri ripensamenti anche alla luce di quel che offre il mercato del lavoro.
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