Di recente discutevo con una lettrice sulle modalità d'integrazione del programma di scienze con le attività sperimentali, è stata una buona occasione per riflettere non solo su come impostare la programmazione di scienze sperimentali, ma anche per fare un cenno alla didattica della scienza nella scuola Primaria e nella scuola Infanzia.
Organizzare la programmazione
E' un fatto didatticamente accertato che la scienza con i bambini non si può insegnare esclusivamente sulla base della spiegazione frontale, detto anche "sapere esperto": insegnante che spiega e bambini che ascoltano. Le ragioni sono soprattutto due: le parole in astratto hanno un basso aggancio con l'interesse dei bambini e il concetto stesso di scienza è incompatibile con l'esclusiva spiegazione verbale. Fare attività di scienze implica aderenza al metodo sperimentale, come spesso si è accennato. Il che per i bambini ha doppia valenza: fare e imparare contemporaneamente.
La programmazione quindi, deve essere organizzata per argomenti e ad ogni argomento occorre affiancare le attività pratiche: ad esempio se trattiamo l'argomento acqua seguiremmo la seguente ipotesi acqua -----> contenuti/obiettivi -----> attività sperimentali. Se ci si fa caso anche i libri sono ormai orientati verso questa modalità.
Attività differenziate per età con la stessa premessa metodologica.
Un semplice gioco, un modo per avvicinarsi alle scienze che catturi solo l'attenzione o qualcosa di più?
Il gioco è il modo con il quale i bambini conoscono l'ambiente, è infatti un'attività che essi svolgono spontaneamente: un bambino che gioca con semplici oggetti, senza suggerimenti di sorta comincerà a dare un senso personale accostandoli, facendoli diventare altro in funzione di una rappresentazione mentale. E all'interno di questo gioco comincerà a percepire coordinate spaziali, matematiche, temporali e perfino semplici leggi fisiche. Ma è evidente che si tratta di un avvicinamento per prove ed errori, ancora privo di intenzionalità, un esito probabile è che il bambino si porrà domande via via più complesse.
La proposta didattica scientifica anche con bambini piccoli deve essere formalmente di tipo intenzionale. L'obiettivo non è la semplice manipolazione, ma capire funzionamenti e meccanismi, formulare ipotesi, eseguire prove sperimentali, cercare spiegazioni e trovare o enunciare leggi che regolano gli accadimenti.
L'attività didattica si configura come una serie di regole esplicitamente e anche rigidamente definite. Laddove rigida è inteso per la procedura ma non per l'attività in quanto tale che deve al contrario essere flessibile nello stimolare al massimo la partecipazione e la capacità inventiva degli alunni.
Pertanto iocus o ludus?
Da una ricerca eseguita dall'amico Roberto sul Devoto-Oli, si legge che
l'etimo della parola "gioco" è il latino "iocus". Sul Castiglioni-Mariotti "iocus" è definito propriamente lo scherzo. In latino esiste un'altra parola per indicare il gioco come attività di svago
che si svolge secondo delle regole ed è "ludus" (da cui, ad esempio,
"ludico"). "Iocus" poteva significare, in subordine, anche battuta di
spirito o cosa detta per scherzo, mentre il plurale "ioci" poteva avere
un significato più vicino al nostro "gioco" (dal
Castiglioni-Mariotti: ioci = svaghi, giochi, passatempi).
Quindi l'idea che meglio rappresenta l'attività di scienze con i bambini è il "gioco secondo regole", "l'attività ludica" rispetto al "gioco come passatempo e svago" che è privo di intenzionalità, acquista la determinazione a scoprire, a ricercare, a imparare le cose del mondo che ci circondano.
Possiamo organizzare e predisporre queste attività secondo i criteri che preferiamo, possiamo proporle con il supporto dello "sfondo integratore" (fiaba, filastrocca, storia fantastica) non possiamo invece prescindere dalle regole, dalla sequenza dei passaggi fondamentali chiaramente esplicitati e dall'intenzionalità educativa.
Senza mai dimenticare che il bambino a scuola, sia all'Infanzia sia alla Primaria è chiamato a ripercorre i passaggi di ciò che impara, indurre la capacità anche di raccontare e spiegare, passaggio che non avviene di norma nei laboratori anche se a scopo didattico. E del fatto che al bambino è chiesto quest'impegno deve essere accuratamente previsto in sede di progettazione, perchè in quel momento per l'alunno non si tratta esclusivamente di attività ludica ma di impegno intellettivo al pari di quello degli adulti.
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