Spesso abbiamo affrontato l'argomento "interrogazioni", indicando quali strategie possiamo suggerire a scuola per insegnare a organizzare un semplice discorso: le mappe, la ripetizione dei contenuti in parole semplici con l'utilizzo delle parole-chiave.
Avendo cominciato, già lo scorso anno, a parlare di interrogazioni con gli alunni di quarta e quest'anno con quelli di terza, mi sono resa conto che non è un'impresa impossibile riuscire insegnare ai bambini a riferire e raccontare i contenuti oggetto di studio, facendo in modo che quest'impegno diventi piacevole e gratificante.
E' evidente che non possiamo pensare di avere una classe omogeneamente capace di far ciò, sicuramente però possiamo arrivare a coinvolgere un cospicuo numero di alunni.
Il primo passo: la spiegazione (tradizionale?)
Il primo "trucco" a scuola è rendere quei contenuti appetibili e in concorrenza con le mille cose, a volte più accattivanti, che circondano i bambini.
Intanto trasmettendo la nostra stessa passione (e mi pare che ce ne sia tantissima ancora), poi evitando accuratamente la semplice spiegazione verbale. Il racconto dei fatti deve essere breve e vivace. Io per esempio mentre faccio i lavori di casa mi preparo mentalmente al racconto che farò a scuola, se serve mi cerco le informazioni (anche su internet) e cerco un legame con la realtà, attualizzando i concetti.
Dopo il racconto e la lettura sul libro, attivo la parte pratica facendo scrivere qualche appunto, a questa età i bambini devono esercitarsi tantissimo nello scrivere, e domandando continuamente cosa ne pensano, cosa hanno capito e di ripetere ciò che hanno memorizzato in quel momento.
A corredo di questo lavoro e per spezzare il ritmo, ritagliamo e incolliamo le immagini sul quaderno o costruiamo la mappa del contenuto. Il passaggio dal libro, dal racconto mio, alle loro parole e al quaderno è continuo. Non è una spiegazione in linea diretta ma su linee intrecciate, che cattura l'interesse di tutti e soprattutto tiene tutti continuamente impegnati.
Ovviamente non per tutti i risultati sono gli stessi, e non si può pretendere che lo siano.
Incamerare le informazioni
Quando andiamo alla fase di verifica chiedo a ciascun bambino di ripetere l'informazione che è riuscito a conservare, di riferire ai compagni come ha studiato, si avete letto bene come ha studiato: come ha raggiunto il risultato, con chi e che metodo ha usato. Più che alla ripetizione dei contenuti, occorre porre l'accento al metodo di studio.
Alla domanda "come hai fatto a memorizzare" la maggior parte dei bambini risponde di aver riletto, utilizzato le parole chiave o la mappa per fare il discorso, altri ancora si ricostruiscono una sorta di appunti e soprattutto, quelli più sicuri nell'esposizione, rispondono di essersi fatti ascoltare da un adulto.
L'ascolto dell'adulto serve a dare importanza alla fatica nello studio del bambino.
Ai bambini piace essere ascoltati mentre ripetono, ed è proprio questo il compito della famiglia nel sostenerli nell'apprendere i contenuti: ascoltarli ripetere, costruire la frase, magari suggerire i sinonimi, aiutarli a costruire la frase. Non contano esclusivamente il numero delle parole o dei concetti, ma la sicurezza, la capacità di riferire ad altri ciò che si conosce, superando la comunicazione istintiva di questa età, per passare alla comunicazione organizzata, mirata verso uno scopo: far capire ad altri di sapere e di aver capito.
Sono ancora tanti i bambini che non vengono ascoltati in questa fase, per mancanza di tempo, perché è un lavoro noioso, semplicemente perchè si è stanchi.
E loro raccontano così: mia mamma mi ascolta mentre cucina, il papà mi ascolta dopo che torna da lavoro. Molti altri lo fanno con i fratelli più grandi.
Va bene tutto purché li si ascolti.
E voi che esperienza avete da genitori o da insegnanti sullo studio a casa?
7 riflessioni:
Con i maggiori abbiamo sempre fatto i compiti alle elementari insieme sul tavolo di cucina ognuno faceva i propri e se non capiva chiedeva alla mamma o a papà . Quando sono andati alle medie hanno iniziato a farli da soli nelle loro camere perchè così volevano e io intervenivo solo per ascoltare la ripetizione dello studio o in caso non avessero capito qualcosa e adesso il grande è alle superiori e continuiamo così. Grazie del post molto interessante!
Grazie per i suggerimenti, siamo in terza quest'anno e tra poco inizieremo con le interrogazioni brrr........
Elisabetta anche io ho fatto come te, pian piano ho lasciato che mia figlia fecesse da sola. Poi della nostra vicinanza e del sostegno morale hanno sempore bisogno anche durante la maturità e l'università!
Plus dovrebbe essere tutto graduale, in modo da far amare lo studio e la passione per l'esposizione orale. Ci vuole pazienza, tatto e capacità di guidare il bambino verso la competenza nell'esporre...
Grazie per questo post, mi ha fatto ripensare all'infanzia: a quante volte i miei genitori mi hanno ascoltato. Hai ragione è veramente molto importante!
io sono alla disperazione, le ho provate tutte e senza risultato. mia figlia in 5 elementare non riesce ancora a studiare da sola. quando ha qualche compito o interrogazione storia-geografia devo passare l'intera giornata con lei. Legge un paragrafo cerca di ripetermelo, senza buoni risultati, allora io cerco di spiegarlo a parole semplici e lei mi ripete cosa ho detto. il lavoro è molto lungo e faticoso da parte sua ma anche da parte mia. non nascondo di essere un po' preoccupata e demoralizzata visto che il giorno dopo non ci sono buoni risultati. un altr'anno andrà alle medie e li sicuramente sarà dura...non so' piu' cosa fare , ho parlato anche con le insegnanti e loro mi dicono di portare pazienza e che ogni bambino ha i suoi tempi. Ok è vero ma come posso aiutarla nel frattempo. nei gg di studio arriva il panico perchè anche lei ha visto che non ci sono i risultati che vorrebbe. avete un consiglio da darmi??? grazie
Come giustamente mi ha fatto osservare una collega su facebook, ci sono casi in cui questi processi non si attivano nonostante l'impegno costante e ripetuto, potrebbe trattarsi (uso obbligatoriamente il condizionale) di un DSA (dislessia che spesso non riguarda solo il leggere e lo scrivere ma anche i processi di memoria): difficoltà a ritenere in memoria sia nel breve che nel lungo periodo. Se posso permettermi un suggerimento, io un approfondimento lo farei, magari c'è solo bisogno di utilizzare una strategia diversa, chiaramente la mia è un'ipotesi a distanza che va completata con un'analisi puntuale e precisa. In quinta mi pare eccessivo parlare di maturazione che deve avvenire e giustamente fai bene a preoccuparti della scuola media. In caso di bisogno puoi usare la mail e ti darò altre indicazioni, sempre alla mia portata :)
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