In tutte le parole c’è una sillaba che viene pronunciata con più forza delle altre. Questo aumento del tono della voce è chiamato accento, non sempre però le parole che troviamo scritte si presentano con l’accento e la maggior parte di quelle che leggiamo presentano l’accento grafico, le altre sono parole accentate che per ora non tratteremo.
In alcuni casi è facoltativo mettere l’accento, nel caso dell’accento grafico è obbligatorio. Vediamo allora, in quali casi dobbiamo sempre accentare le parole che scriviamo:
In alcuni casi è facoltativo mettere l’accento, nel caso dell’accento grafico è obbligatorio. Vediamo allora, in quali casi dobbiamo sempre accentare le parole che scriviamo:
- Quando l’accento cade sull’ultima sillaba di una parola formata da due o più sillabe: però, città, onestà, caffè, perché…
- Sui nomi composti con tre, re, blu e su: trentatré, viceré, barbablù, lassù…
- Sui monosillabi che, scritti senza accento, si confondono con altri di forma uguale ma con significato diverso.
Nel file in download nel link sottostante si trova la spiegazione completa con le relative tabelle, l'elenco di tutti i monosillabi che vanno accentati, quelli che invece non si accentano e alcuni esercizi.
E per divertirsi e ripassare le regole una filastrocca fresca di stampa:
L'accento, dove ci vuole?
Presto sii svelto a ragionare
così l’accento non potrai sbagliare:
metti sì per l’affermazione,
né quando c’è la negazione.
È, lo sai, vuol dire essere,
metti una e se vuoi unire.
Usa sé per le persone,
se è invece congiunzione.
Lì e là avverbi sono,
per indicare questo o quel luogo.
Dà, se qualcosa c’è da dare,
da preposizione non accentare.
Tè e biscottini per fare merenda,
te vuol dir tu in questa faccenda!
(Rosalba Cocco)
Download attività: L'accento e i monosillabi accentati
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