Altre volte ci abbiamo ragionato in queste pagine, una questione posta da un genitore via mail, in ansia per gli esiti dello studio a casa, è ancora una volta l'occasione per richiamare alcune idee sul problema.
E alcune richieste di chiarimenti di qualche tempo fa, cui ho fatto seguire osservazioni mirate, mi hanno permesso di ragionare sull'origine dell'equivoco: l'insegnante che si lamenta del mancato studio da una parte, dall'altra il genitore che afferma di aver visto il figlio studiare e di averlo perfino interrogato.
Non sempre queste affermazioni sono a difesa dei figli. Anzi, spesso sono sicuramente la verità. Il problema è un altro: il modo con il quale si studia.
Ricordare
E' questo il caso, molti insegnanti della Primaria lo sanno perchè succede anche a scuola, dei tanti alunni che possiedono una buona capacità di riferire quanto hanno appena letto ricordandone tutti i particolari. Può apparire pertanto, che in poco tempo il bambino ha appreso i contenuti, salvo poi ricordare poco e niente quando li deve ripetere a distanza di giorni dalla lettura.
Memorizzare
In pratica accade che appena si è letto si ricordano i contenuti, ma a distanza di tempo non li si è memorizzati. La memorizzazione dei contenuti è un processo lungo e si compone di più passaggi che avvengono a distanza di tempo. Il passaggio lettura --> ripetizione è quello che eseguiamo tutti durante una semplice lettura, se riferiamo subito i contenuti ne ricordiamo una buona parte, ma già a distanza di qualche giorno molti particolari risultano sbiaditi e resterà un succo generico, senza contare l'influenza dell'interesse per l'argomento: meno è importante per noi più i particolari sfuggiranno via.
La memorizzazione richiede azioni ripetute nel tempo
Lo studio e la conseguente memorizzazione, che a scuola deve non solo durare anni, ma anche sostenere e in qualche modo generare i successivi apprendimenti, richiede passaggi articolati.
Per semplicità possiamo riassumere così: lettura --> ripetizione --> ripetizione con altre parole --> idee e concetti --> pausa di tempo --> ripetizione senza lettura --> lettura di controllo --> ripetizione a parole proprie dei concetti, per parole-chiave --> pausa e se necessario ulteriore ripetizione.
Certamente anche con questo sistema entra in gioco l'interesse per l'argomento, che va comunque sempre sostenuto con spiegazioni adeguate, con i racconti adatti e le immagini.
Certamente anche con questo sistema entra in gioco l'interesse per l'argomento, che va comunque sempre sostenuto con spiegazioni adeguate, con i racconti adatti e le immagini.
Occorre quindi distinguere tra la semplice ripetizione e la memorizzazione. Ecco perché a volte sia insegnanti, sia genitori hanno entrambi ragione a dire: gli uni che l'alunno conosce i contenuti superficialmente e gli altri che l'alunno ha studiato.
Il problema sta nel metodo di studio che non deve fare affidamento sulla momentanea capacità del bambino di ricordare subito dopo aver letto, ma sulla capacità di ricordare a distanza di tempo trattenendo non solo i particolari ma soprattutto i concetti.
Certamente poi ci sono le differenze individuali e ci sono davvero quelle persone che ricordano molto bene anche senza grandi azioni di rinforzo.
Nei bambini sono casi meno diffusi, perchè anche la capacità di memorizzazione, che è legata a tutta una serie di dati: uditivi (il riascoltarsi ad esempio, o i rumori di fondo dell'ambiente dove si studia) visivi, olfattivi e perfino tattili, si sviluppa con il tempo e, fino ad un certo punto della nostra vita, aumenta se esercitata.
Concludendo
Quando accade che sul rendimento degli alunni vi siano discordanze tra il rendimento e l'applicazione dichiarata, ricordiamoci di chiedere come studiano i nostri alunni e di suggerire eventuali aggiustamenti al metodo.
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