di Maestra Rosalba

sabato 10 marzo 2012

Come si faceva quando non c'erano le app

C'è stato un tempo, e c'è ancora in qualche luogo della terra, in cui non c'erano le app. App sta per applicazione,  una volta installata sullo smartphone, a metà tra un giochino e un programma, ci insegna a fare qualcosa o semplicemente a pianificare, calcolare, trovare e geolocalizzare.
Si sa che essere mamme ai tempi d'oggi è un mestiere difficile, caduta la rete di protezione della parentela, considerata spesso più un ingombro che un sostegno, dimenticata l'esistenza degli antichi rapporti di vicinato, giacché persino il saluto è merce rara, alla novella mamma tecnologicamente attrezzata non rimane che l'app. 
Cito a memoria sui vantaggi del suo utilizzo "la gestione di tempo reale tramite una bacheca, delle attività familiari che si svolgono in un dato momento", "la pianificazione della vita familiare secondo un calendario condiviso" e quando i figli crescono e vanno in giro, soli o con gli amici, "un sistema di check-in per essere informati sui loro spostamenti".

C'era un tempo in cui per ottimizzare la gestione familiare, la mamma, e anche il papà anche se in misura minore rispetto a oggi, impartivano una serie di incarichi: "tu fai i compiti, ricordati che manca il sale  e devi andare a comprarlo, la nonna necessita di un po' di pane pertanto quando rientri dalla pallavolo passi e glielo porti". Insomma, in casa si sapeva sempre chi faceva cosa e quando, chi doveva far cosa e quando. E quando non lo si sapeva, i genitori ti geolocalizzavano con un urlo dentro casa o in vicinato, e un veloce passaparola ti informava di correre a casa altrimenti sarebbero stati guai belli grossi. E se stavi lontano da casa la geolocalizzazione avveniva nel cuore, in fiduciosa attesa sperando che saresti tornato presto per cena. Nessun terrore di tragedie imminenti, ma solo una sonora sgridata se il tempo stabilito non veniva rispettato.
C'era un tempo in cui la pianificazione della vita familiare veniva condivisa a tavola la sera prima: chi preparerà la colazione, chi farà la spesa, chi riordinerà le camere, chi si occuperà di cucinare, anche se in realtà moltissime di queste cose le faceva la mamma, anche se lavorava. Un programma automatico a costo zero, soprattutto in presenza di molti più pargoli di quanti non ve ne siano oggi nelle famiglie, imponeva darsi delle regole, che flessibilmente variavano con l'età e con la crescita, con l'assunzione di nuovi compiti, la dispensa di altri, il principale restava comunque quello di badare allo studio.

C'era un tempo, e forse c'è ancora, in cui siamo cresciuti senza app e abbiamo ugualmente esercitato il difficilissimo mestiere di mamme (e genitori). Nessun software può rimediare alla nostra naturale incapacità di avere tutto sotto controllo, impossibilitati come siamo a stare in più luoghi o fare troppe cose contemporamente. Forse ci vorrebbe un'app per rallentare, o almeno io di questo sento il bisogno oggi, per riflettere e accettare che qualcosa possa sfuggire ai nostri occhi.

Come nel caso, del controllo parentale, certamente una forma necessaria di attenzione e cura, viene da chiedersi perchè debba trasformarsi in un'angoscia quotidiana del sapere "dove sei" "cosa fai", "stai bene?": di questo sono tanti i figli, perfino molto oltre la maggiore età, che se ne lamentano.

Organizzarsi, saper attendere, controllare hanno certamente un costo altissimo in dispendio di energie, ma con il vantaggio di continuare ad esercitare le app di cui anni di evoluzione hanno dotato il nostro cervello. Compresa l'app che permette la gestione dell'ansia nella lontananza dai figli, che a buon diritto rivendicano spazi personali di gestione del tempo e delle attività. Il giorno in cui esse smetteranno di funzionare non basterà un'app sullo smartphone a sostituirle. Perché nessun smartphone, benchè all'avanguardia potrà mai erogare la sensibilità, l'attenzione, la cura e perfino l'istinto richiesti dal ruolo di genitori. Sia mamme, sia padri.
In attesa di un'app per il ruolo del papà, data l'imminente festa, lascio la parola a voi lettori.


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2 riflessioni:

Anonimo ha detto...

Mi trovi pienamente d'accordo, e la tua riflessione può essere estesa a 360 gradi, come si usa dire adesso, su tutto quello che prima facevamo usando la testa e ora con un chip. C'erano complessità diverse, questo occorre ammetterlo, oggi alla velocità con cui accadono le cose intervenire con la memoria (la nostra, quella del nostro cervello) e con il buon senso a volte non è sufficiente.

Rosalba il 10 marzo 2012 alle ore 13:47 ha detto...

Non potremmo più fare delle innovazioni che hanno permesso fare tantissime operazioni da casa, tutto tempo guadagnato da investire diversamente. Tutto ciò che ci permette di leggere informarci, comunicare e scambiare esperienze come noi qui ora anche su questo semplice blog, integrano e a volte sostituiscono la realtà. la mia preoccupazione è smettere perfino di esercitare la memoria, tenerci vivi pensando, elaborando idee nuove, restare creativi anche attraverso la soluzione di problemi pratici. Paradossalmente la creatività che scaturisce dall'eleborazione di un'app in questo caso inibisce la creatività genitoriale, secondo me :)

 

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