Della cara vecchia compresenza defunta ormai da due anni, parliamo ogni tanto con una collega. Lei mi racconta che di scuole ne ha girate tante in oltre venticinque anni di servizio e ne ha visto di ogni. Io invece, che alla Primaria sono giovane, professionalmente parlando, so di sicuro come l'abbiamo impostata io e lei la compresenza nei due anni che ci è capitato di farla, due ore il primo anno, poi una poi, più nulla. In quelle sparute ore l'insegnante frontale portava avanti l'attività e l'altra faceva da supporto dando una mano ai bambini, in particolare a quelli più in difficoltà.
Altri insegnanti, soprattutto quelli che, in contrapposizione alla "vecchia scuola", provenivano dalle esperienze e dalle battaglie per la L. 517 organizzavano la compresenza in lavoro a gruppi per capacità e/o per necessità, rimarcando sul rinforzo o sul recupero.
Altri ancora, e qui mi perdonerete se dico cose che a molti non piaceranno, la compresenza la usavano per correggere i compiti e occuparsi di altro. Uno sparuto numero si dirà. Non lo so, non li abbiamo contati, nessuno li ha mai contati. Però li abbiamo visti, anzi a dire il vero li abbiamo visti facendo finta di non vederli. Io, ad esempio, durante il mio primo anno nella scuola Primaria, la collega li ha visti nei venticinque passati in giro per le scuole.
Nei trent'anni circa di esistenza della compresenza c'era di tutto: dall'impegno più puntuale fino al vero e proprio spreco.
Questo per ricordare brevemente cos'è stata la compresenza, riportata all'attualità dalle dichiarazioni di Francesca Pennisi su Repubblica a proposito delle bocciature alla scuola Primaria di questi giorni, che attribuisce alla fine della compresenza la causa del mancato apprendimento di quei bambini (sarà poi vero che non hanno appreso nulla?) dei meccanismi di letto-scrittura che, sempre secondo la Pennisi, si raggiungevano miracolosamente (?) entro Natale. Come se poi fosse vero, primo che si tratti di un miracolo e quindi la compresenza non c'entrerebbe nulla e poi che raggiungere quegli apprendimenti entro Natale metta un bambino al riparo dalle difficoltà.
Ora mi domando da quanto tempo la responsabile scuola del PD non mette piede in un'aula, perchè se solo facesse un doveroso giretto scoprirebbe che il collegamento che ha prodotto nel voler indicare le cause di quelle bocciature è arbitrario.
I bambini imparano nella generalità dei casi entro Natale a decodificare le parole e a scriverne qualcuna in modo autonomo: si tratta di un fatto meccanico. I veri problemi arrivano con i primi lavori sulla comprensione del testo, con la logica e lo studio ancora dopo, che inziano da gennaio in poi e proseguono in seconda e in terza, allora sì le vere difficoltà bussano con forza.
E' facile cavalcare l'onda dell'indignazione e trovare l'inevitabile colpevole, dire che la causa delle bocciature è la fine delle compresenze. Più intellettualmente costoso fare un ragionamento compiuto sulle scelte pedagogiche del team docente. Per capire che la bocciatura è semmai un fallimento dal punto di vista pedagogico perchè stiamo parlando di bambini che imparano nell'arco del quinquennio e sul quale non si può per definizione mettere una parola, che sia una, che indichi che la situazione è tale da dover rifare un anno per intero.
Per intero a rifare le stesse cose. Ripetere contenuti che alla Primaria si ripropongono con andamento ciclico tale da non rivelarsi impossibile che quell'alunno raggiunga gli obiettivi (che potrebbero anche essere minimi e non ci vedrei nulla di sbagliato, perché siamo tutti diversi) se non in terza, perché no in quarta e quinta?
Ma che questo non venga compreso dai politici non stupisce. Perché ai politici come dimostra quanto riportato sopra, una visione reale della scuola non la possiedono e forse neppure gli interessa. Stupisce e, sinceramente induce vergogna, che a non comprenderlo siano i colleghi che barattano la bocciatura con il presunto merito. E da quando con i bambini piccoli il merito la fa da padrone nelle classi?
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