Se io fossi Ministro del lavoro della Repubblica Italiana non offenderei né gli italiani né la Costituzione. Se io fossi Ministro di qualsiasi cosa in quest'Italia così bella e così difficile sceglierei con cura le parole, le sceglierei morbide, prudenti, rispettose dei diritti e della persona. Non sparerei a caso, nel mucchio, ma descriverei con cautela. Perché se è vero che c'è chi il lavoro se lo può inventare, c'è invece chi non può e un lavoro lo vorrebbe solo trovare e tenere tutta la vita. Certo che ci sono anche quelli che non hanno voglia di far nulla, ci sono sempre stati e poco importa se non ce li possiamo più permettere, se è per quello per ora non possiamo neppure più permetterci il lusso di un governo democraticamente eletto per manifesta incapacità.
Se fossi Ministro e anche professore avrei cura degli italiani come si dovrebbe aver cura degli studenti e dovendo dare una cattiva notizia non infierirei sulla persona, mi riferirei ai fatti, dolorosi, ma sempre fatti. E forse perderei del tempo a imparare a comunicare perchè prima di tutto avrei a cuore il rispetto per il passato e per il futuro di una nazione. Guardei con affetto e non con indulgenza ma neppure con disprezzo anche ai difetti della gente e cercherei di comunicare con gentilezza, senza paternalismi inutili, mettendo in primo piano i fatti e le cose necessarie da fare. Avrei lasciato da parte le lacrime alla Raffaella Carrà, come ora non userei le parole come proiettili. Starei zitta il più possibile.
Un bravo ministro e soprattutto donna, perchè come diceva lo psicologo ieri, durante il corso di formazione a delle colleghe che non sono mai state zitte un secondo, "le donne sono molto più intelligenti degli uomini ma proprio perciò debbono portare molto più rispetto per il prossimo", non spara nel mucchio e non mira alla Costituzione della Repubblica Italiana. Essere Ministro del Lavoro è anche e soprattutto un lavoro di cura, di cura delle persone e delle Istituzioni: una donna dovrebbe dare a quel compito quel valore aggiunto.
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