Un antropologo su Marte è il libro che ogni insegnante dovrebbe leggere. Non basta imprimersi la teoria se poi non si prende nota dell'esperienza di vita, delle molteplici esperienze sensoriali, degli adattamenti e le sfide che caratterizzano le diversità umane. E in questo sta l'abilità dell'autore del libro: raccontare prima di tutto la vita dei pazienti, dal punto di vista della loro umanità, delle loro patologie ma soprattutto nell'affermazione del sè. Non sempre storie a lieto fine, ma quasi sempre uno spaccato reale di esistenza che consegna al lettore la dimensione tutta umana delle diversità.
E ciò che salta immediamente all'occhio di chi legge è proprio la dimensione educativa dell'esperienza, in quanto racconto delle vite altrui, che Oliver Sacks unisce alla spiegazione accurata della patologia, ma sempre comprensibile ai più, come a proposito delle Sindrome di Asperger così ben raccontata nel libro attraverso l'esperienza di Temple Grandin.
La riflessione che il libro consegna, in particolare agli operatori della scuola, è che non basta conoscere gli aspetti teorici, diagnostici e didattici, come a scuola è richiesto, come non è sufficiente l'esperienza scolastica, tra l'altro strutturata su modelli che per necessità poco spazio lasciano alla globale esperienza di vita, per poter accedere alle reali implicazioni che la Sindrome di Asperger comporta. Il libro di Sacks riferisce il sentire della protagonista che si racconta proprio attraverso il suo modo di vedere il mondo, il modo con cui è riuscita ad affermarsi ed anche le frustrazioni e i limiti, derivanti dalla difficoltà nell'interazione sociale: ne risulta un quadro in cui difficoltà e capacità di rincorrono in una sfida continua aprendo le porte a capacità inusali e inaspettate.
Il libro ci consente di superare il preconcetto e l'immaginario per entrare nella dimensione dell'agito e del vissuto personale permettendo di empatizzare con i protagonisti, gioire dei loro successi, ma anche di comprendere l'origine fisica delle difficoltà e degli insuccessi, di vedere come loro vedono se stessi e il resto del mondo.
Ci ricorda che l'insucesso che quasi sempre a scuola attribuiamo alla mancata volontà è spesso l'espressione di una diversa sensorialità, aprendo a una visione chiarissima delle sfumature che caratterizzano, al di là delle patologie vere e proprie che l'autore descrive, ciascun essere vivente.
In ognuno di noi è racchiuso un pezzetto di autismo o di chissà quale altra diversità sensoriale, non eclatante certamente ma tale da giustificare l'immensa varietà die modi d'essere, d'imparare e di esprimersi, che a volte sfuggono alle normali spiegazioni.
In ognuno di noi è racchiuso un pezzetto di autismo o di chissà quale altra diversità sensoriale, non eclatante certamente ma tale da giustificare l'immensa varietà die modi d'essere, d'imparare e di esprimersi, che a volte sfuggono alle normali spiegazioni.
Per un insegnante ricordare questo non signifca solo tenerlo presente, ma integrarlo nel sistema attraverso cui gestire la relazione apprendimento insegnamento, ricordando continuamente che l'individualità prevale sul gruppo.
E' la stessa Temple a confidare a Sacks di sentirsi come "un antropologo su Marte" impegnandosi, mentre lotta per la sua affermazione, a mantenere semplice la sua vita, cercando di rendere ogni cosa chiara ed esplicita, costruendosi un "catalogo" di comportamenti nelle diverse circostanze che poteva rivedere e riesaminare in modo da essere in poi grado di operare previsioni.
Che in fondo è ciò che facciamo tutti quando ci troviamo di fronte alle difficoltà.
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