Questa è l'unica volta in cui mi cimenterò in una doverosa premessa, ma non ruberò più che qualche riga per dire che il benessere anche fisico a scuola è importante. La temperatura adeguata, la possibilità di dissetarsi al bisogno, di andare al bagno e di essere accuditi in caso di necessità, sono fattori importanti, ma che a ben guardare influiscono relativamente ai fini del rendimento scolastico, a meno che non vengano eccessiamente sopravvalutati.
Detto questo la scuola è un ambiente fisico e più spesso di quanto non si pensi presenta gli stessi problemi che si hanno a casa: a volte freddo a volte caldo, a volte premura, a volte distrazione, a volte fretta, a volte nervosismo, a volte tolleranza e a volte rigidità. Come in tutti i luoghi dove le persone interagiscono possono nascere malintesi e incomprensioni.
Tutto ciò per arrivare al titolo di oggi.
Quando i bambini rientrano a casa devono, secondo me e per la mia esperienza di mamma e insegnante, sentirsi rivolgere la domanda giusta.
E' più importante sapere se non ci sono stati lievi contrattempi o conoscere i contenuti, le cose nuove che ogni giornata di scuola riserva?
E' più importante sapere se non ci sono stati lievi contrattempi o conoscere i contenuti, le cose nuove che ogni giornata di scuola riserva?
"Com'è andata oggi?" è la domanda più frequente. Ma come risponde un bambino a questa domanda? Dicendo se è andata male o bene e raccontando di conseguenza tutte le piccole cose che non ha potuto fare per tanti motivi contingenti: non andare in bagno alla prima richiesta perché nel frattempo c'erano i compagni, non potendo bere perché in quel momento non si poteva e via via con le cose che, per tanti motivi a scuola come a casa, si devono magari rimandare a un momento più propizio. "Com'è andata oggi?" è una domanda che contiene una sorta di risposta incorporata oltre alla speranza segreta di noi genitori che tutto sia filato liscio, che i voti siano buoni, che non ci siano sorprese, ecco. Di fatto non mira veramente a conoscere il nocciolo dell'esperienza scolastica: l'apprendimento e il piacere a esso connesso.
La domanda che in tanti fanno, ma non abbastanza, e che ancora di più dovrebbe essere posta in virtù del fatto che la finalità della frequenza a scuola è, comunque la si pensi, l'apprendimento, è "Cosa hai imparato/fatto oggi a scuola?". O una domanda che focalizzi sulle attività fatte dal bambino e non sui contorni dell'attività didattica. L'intenzionalità in questo secondo caso è essere messi a conoscenza delle cose nuove e delle esperienze che sono entrate nel bagaglio di saperi degli alunni e solo dopo (in seconda o forse anche in terza istanza) i piccoli contrattempi che fanno della scuola Primaria un luogo assai simile alla famiglia: quando la mamma ha già ritirato e si spazientisce perché il bambino ha di nuovo necessità di bere, che pulisce il bagno e puntuale è in agguato il bisogno impellente, il caldo di quando fa ancora caldo, il freddo inevitabile dei primi freddi quando non c'è il riscaldamento.
Focalizzare su come si sta a scuola significa, attraverso l'importanza che ne diamo noi adulti, di fatto mettere un ordine di priorità che diventano poi le priorità del bambino, secondo cui organizzerà le sue risposte.
Certamente parliamo di situazioni sporadiche e piccole problematicità quotidiane sempre in rapida evoluzione, per le situazioni che si fossilizzano, per le rigidità quelle vere, occorre ricordare che non è neppure cosa che riguarda gli alunni, ma sono gli adulti a doverne parlare nelle dovute sedi.
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