Il rito della vendemmia, che al sud in questi ultimi giorni di Settembre ancora si consuma, in passato non era uguale per tutte le famiglie, quelle che non potevano permettersi l'acquisto o la produzione dell'uva necessaria si arrangiavano in un solo modo: racimolando i piccoli grappoli d'uva che restano nella vigna al termine della vendemmia. Da noi si dice che una parte del raccolto debba tornare alla terra, così nelle viti ormai spoglie dai grossi grappoli restavano i recimoli, piccoli grappoli spesso nascosti dalle foglie e quindi a maturazione più tardiva.
Il racconto sotto ricorda quei momenti, certamente non perché se ne auspica il ritorno, ma per lo spirito semplice di allora e per riesumare un bel verbo spesso dimenticato, che stranamente ha conservato proprio a scuola, e in determinate situazioni, il suo significato.
Racimolare
C'è stato un tempo in cui il vino in brick non esisteva e allora come oggi, non tutte le famiglie possedevano una vigna. Il vino si comprava nelle case: dal produttore al consumatore. Il segnale convenuto era una bandierina di stoffa o bianca o nera o entrambe, a simboleggiare il colore del vino venduto, compariva ai primi di novembre, quando c'era il vinello e poi verso Natale per il vino "buono", cucita ad un corta canna in cima alla porta di casa. A comprarlo, benchè non ne bevessero, venivano mandati spesso e volentieri i bambini.In fondo alla lista c'erano, come ci sono oggi, quelli che non avevano neppure i soldi per comprarlo. Non erano tanti certo un fazzoletto di terra erano a molti a possederlo in famiglia, questi pochi si arrangiavano in un solo modo. A vendemmia terminata, con loro i bambini, che nelle famiglie povere sono sempre stati tanti, presi i cesti e le forbici, spesso a prestito, si partiva al mattino presto per le vigne a tagliare i recimoli lasciati indietro in quanto ancora acerbi nei giorni della vendemmia. E a furia di racimolare vigna dopo vigna, giorno dopo giorno, perché era un lavoro paziente e lungo, mettevano insieme un po' d'uva per farsi il vino in casa. Poi mettevano l'uva nel tino, anche quello preso in prestito, perché il mosto di grossi grappoli era già al chiuso delle botti, c'infilavano dentro la prole e questa la schiacciava per bene coi piedi: tra un misto di serietà, risate e divertimento. Lasciato riposare per una notte, l'indomani il mosto veniva filtrato e messo in una botte, o nelle damigliane se non la si possedeva, per fermentare. Con pazienza si poteva arrivare ad ottenere anche cinquanta e perfino cento litri di vino che per una famiglia parsimoniosa bastavano a rendere allegre molte serate invernali. (Tutti i diritti riservati Maestra Rosalba 22/09/12)
Attività:
- In Italiano la comprensione del testo.
- L'analisi dell'etimologia delle parole: racimolare, deriva proprio dal mettere insieme i piccoli grappoli.
- Costruzione di un mini dizionario della vendemmia: recimolo, recimo, racimolo, raspòllo, grappolo, acini, raspo, vinello, novello... (far aggiungere ai bambini quelle che mancano).
- Volendo si può collegare a quest'attività.- Le belle esperienze dell'Istituto Comprensivo di Viggiano, con collegamenti a tutte le materie, compresa la matematica
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