Chi insegna ai ragazzini lo sa bene quanto è difficile far loro capire che la ritorsione non serve a nulla, sa quanta fatica ci vuole a scardinare quel "all'uscita me la paghi" che spesso si sente mormorare tra i banchi, quel se tu fai una cosa a me io ne faccio una a te, che caratterizza i nostri giovani alunni fino alle medie e oltre.
A scuola coltiviamo l'illusione che passata una certa età riescano a capire, sull'istinto prevalga il ragionamento, il buon senso, che superando la logica della contrapposizione si affermi il dialogo. E quando gli studenti rispondono con il fatidico anche mio padre fa così, perchè succede spesso anche se non si dice, sappiamo quanto faticoso è spiegare, sapendo quale ascendente, giustamente, possiede un padre per un figlio, che ciò è sbagliato e deleterio.
Ora mettiamo che il riscaldamento nelle scuole Superiori venga spento davvero, come ha affermato il Presidente dell'Upi, tale Saitta salito ieri agli onori delle cronache, per ritorsione contro la soppressione delle Province.
Chi glielo spiega quindi, a quei ragazzini de "all'uscita me la paghi", che avevano ragione? E che hanno torto gli insegnanti a pretendere che non si usi la ritorsione ma il ragionamento.
A quel punto gli studenti dovrebbero sentirsi autorizzati a ribellarsi, perché se la logica della ritorsione vale per gli uni vale anche per gli altri...
Ma Cittadinanza e Costituzione siamo sicuri debba essere insegnata solo a scuola o occorre un corso accelerato per politici e amministratori pubblici?
Che in realtà, più che professionisti della politica, ormai sono l'incarnazione dell'inciviltà e della mancanza di rispetto. Ora ci mancano solo gli spot sulla maleducazione e sull'arroganza, a ben riflettere non mancherebbero le figure di spicco che potrebbero degnamente ricoprire il ruolo di testimonial a titolo gratuito.
Anche se, sì insomma, a dirla tristemente tutta non ce n'è bisogno, tutte queste infelici uscite sortiscono effetti perfino migliori di uno spot.
Anzi forse è tutto un grande spot, qualcuno si alzi e spegna la tivù per favore.
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