In quinta la correzione dei compiti è un fatto istituzionale. Perché gli alunni grandi come sono e in grado di "misurare" impegno e tornaconto, sono i primi a lamentarsi della mancata correzione, giustamente. Per gli insegnanti sono sempre l'occasione per rendersi conto se l'argomento è stato compreso, gli alunni lavorano ormai quasi del tutto soli anche a casa, quando sbagliano è perché non tutto è chiaro.
Talvolta qualcuno arriva con i compiti non eseguiti e di ciò si chiede conto invitando l'alunno a spiegare come mai. Da un po' di tempo, anzi dallo scorso anno, la risposta è diventata per tutti: "Maestra non l'ho eseguito perché non ho capito", riferendosi non tanto al contenuto quanto alla modalità di esecuzione dell'esercizio. Di fronte alla frase "non l'ho capito", io, ma credo di essere in compagnia, da quando i contenuti si sono fatti più complessi e articolati, divento subito indulgente, perché mi viene il panico, penso di non aver spiegato abbastanza bene sia contenuto sia compito.
Così da un po' di tempo, proprio in virtù di questo reiterato "non l'ho capito" ho deciso di utilizzare più tempo per spiegare anche le consegne: le faccio leggere e interpretare a loro stessi e integro con ulteriori indicazioni.
Ed è stato così che su alcuni banchi anche oggi, hanno fatto capolino le pagine bianche del libro con il compito non eseguito, la repentina richiesta di spiegazioni ha ottenuto la risposta che ultimamente ha salvato più situazioni, l'oramai classico "non l'ho capito"
E mentre cominciavo a chiedere cosa esattamente era risultato incomprensibile, nella mia mente distratta, presa da centomila cose, una piccola lampadina si è accesa, l'immagine della pagina incriminata si è fatta largo collocandosi alla fine di una qualche ora di un qualche giorno addietro quando avevamo parlato e spiegato il lavoro da fare eseguire a casa, ricordandomi persino le domande che avevo fatto per controllare che avessero colto nel segno.
Ho guardato con sospetto e molta rabbia gli alunni, mi sono controllata per non eccedere, e ho ribadito forte il mio dissenso invitando gli alunni a dire sul momento quando non capiscono e non a chiudere frettolosamente il libro, portandosi a casa di fatto un problema in più. Poi pian di fronte al mio disappunto la verità è saltata fuori: i compiti erano stati semplicemente dimenticati. Il "nonl'hocapito" buttato lì, lasciato cadere in mezzo all'aula era l'ancora di salvataggio, il modo per evitare di dover dare spiegazioni, perchè di fronte al "non ho capito" qualsiasi insegnante di buon senso si ferma. Non si può sgridare chi non ha capito.
Ma talvolta la soluzione può essere peggiore del male.
Dopo un po' il nostro cielo è tornato sereno proprio come dopo tutti i temporali che si rispettino.
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