di Maestra Rosalba

giovedì 31 maggio 2012

L'assertività per raccontare la paura del terremoto

La paura non si può cancellare e in realtà nemmeno superare. La paura provata rimane lì nell'angolo e si  ripresenterà uguale, se non più forte, ogni qualvolta si verificheranno le stesse condizioni che l'hanno generata. Con la paura, anche se sembra illogico, occorre imparare a convivere e accettarla. Occorre capire che tornerà e a volte lo farà all'improvviso e più forte di prima. Sulla paura che appartiene alle emozioni più primitive, si può provare a ragionare e si può imparare a condividerla. Perchè la paura accomuna grandi e bambini, ed è prendendone un pezzetto ciascuno come quando si divide la merenda e si diventa in qualche modo complici e si è amici perchè si vivono le stesse cose.

Come affrontare con i bambini un discorso sulla paura?
Non basta un semplice disegno per esorcizzare la paura. E non va bene quando un bambino afferma di aver paura, nel tentativo di rassicurarlo, dire: "Non è stato nulla, ora passa tutto". Il tentativo di minimizzare può rivelarsi perfino controproducente in quanto non spiega nulla di ciò che accade dentro e fuori di noi, anzi chiude e soffoca le emozioni, perchè equivale a dire "Stai esagerando, te lo sei inventato".
Si può provare invece a rassicurare i bambini dicendo "Anch'io ho molta paura è normale, ci sentiamo in pericolo: il nostro corpo e la nostra mente reagiscono provando paura". Condividere un sentimento aiuta il bambino a capire di non essere l'unico a trovarsi in quella situazione percependo la propria emozione come il risultato di un fattore esterno e non di una propria debolezza. 
Se il bambino comincia a piangere non bisogna reagire invitandolo, seppur bonariamente, a smettere, ma chiedendogli ancora di raccontare. "Cosa ti fa piangere prova a raccontarmi cosa provi...". "Fammi capire cosa senti in questo momento, usa il tuo corpo, le mani, fammi capire così che io possa aiutarti a spiegare, sicuramente ti succede la stessa cosa che succede a me".
Alla spiegazione del bambino far seguire frasi come: "E' normale che tu pianga, il pianto è un'emozione come la gioia, se accade qualcosa di allegro si ride, se invece qualcosa non ci piace tutti piangiamo. Sai anch'io piango quando qualcosa mi disturba o quando non la capisco", "Ora prova a disegnare la paura. Io mentre disegni proverò a spiegarti perchè queste cose accadono".

L'assertività punta sulla condivisione, sull'ascolto attivo, non lascia solo il bambino a ripensare cosa gli è accaduto, ma lo aiuta a comprendere e far emergere cosa è accaduto. Non censura le emozioni negative ma le rende  patrimonio comune a tutti gli esseri umani,  aiuta a gestire le emozioni. 
Anche la vicinanza fisica è importante in questi casi: la postura è quella di chi accoglie di chi prende in carico, non si possono restituire verità assolute, in realtà non ne esistono mai, si può razionalizzare, a non restare soli, a rendere accettabile, far rientrare nella nostra visione delle cose del mondo lo straordinario dentro l'elenco degli accadimenti possibili.
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mercoledì 30 maggio 2012

Il 2 giugno e l'hashtag a risparmio

Se non fossimo così impegnati a seguire la contigenza e a indignarci più per rappresentanza che per ideali davvero sentiti,  l'hashtag di ieri su Twitter si sarebbe chiamato con il suo nome: #noparata2giugno.  E non mi pare nemmeno tanto lungo da scrivere.
Le parole hanno un significato dal quale non si può proprio prescindere perchè #no2giugno e #noparata2giugno sono due cose molto diverse.
Ma si sa la rete è il luogo di chi arriva primo sulla notizia quindi proprio ciò che si voleva abolire è stato rimosso dalla parola chiave, quella che con il meccanismo di Twitter porta in alto le tendenze, notificando a tutti quali sono i temi caldi di cui dibatte il cosidetto "il popolo del web", definizione tanto cara ai giornalisti tv e non solo. 
Sull'onda emotiva nel giro di poche ore l'antimilitarismo legato alla parata è diventato l'ennesimo cavallo di battaglia della rivolta in rete.
Fra qualche giorno, verrà soppiantato da qualche altro tema caldo, perchè in realtà i temi caldi servono alla rete per scriverne nella contingenza, poi come impone l'uso consolidato di questi anni, passato il 2 giugno tutto sarà dimenticato e ci sarà qualcos'altro contro sui strepitare nei social. 
Ogni rivendicazione nel web segue un ormai consolidato iter e anche la questione parata verrà tristemente abbandonata: fra un anno al massimo si ricorderanno solamente le popolazioni terremotate e i morti di ieri. Nessuno resterà fermo nell'impegno, salvo i pochi nella rete che se ne occupano già da tempo, di chiederne per sempre l'abolizione ribadendo, come in realtà è al di là delle spese per il terremoto, che la parata poco ha a che vedere con i principi che la festa della Repubblica intende celebrare. 
La convinzione che poi bastino un paio di link a destra e a manca per far cambiare le cose e per partecipare, be' l'ho già detto altre volte, è il sintomo di una nazione imbolsita e isterica, che strepita ogni volta urlando sempre di più, salvo dimenticarsi subito dopo perchè strepitava, come un bambino capriccioso che passa inviperito e annoiato da un giocattolo all'altro senza mai riuscire a impegnarsi veramente in qualcosa.
Ecco forse anche in rete un piano delle cose che si dovrebbero cambiare e per il quale dovremmo mobilitarci per tutto l'anno è ora di cominciare a pensarlo.
In un altro promemoria dovremmo segnare che le parole contano e che prima di agire vanno attentamente valutate.


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domenica 27 maggio 2012

Sogni

Io la scuola senza speranze non la voglio fare, anzi mi scuso con i lettori del mio essere così sognatrice :-) 

Rosalba
Sandro S.
Paola B.
Alessandra R.
Maria Veronica M. 
Pina De L.
Laura B. 
Titti S.
Tania T.  
Francesca V.
Margherita C. 
Assunta B.
Cristina S.
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Ebook a scuola: cominciamo dall'abc

Di editoria digitale per la scuola se ne parla parecchio sul web
Ma a scuola nel luogo dove il libro digitale, secondo quanto si vocifera si dovrebbe usare, cosa si racconta?
Si può affermare senza tema di smentita che siamo alla fase in cui anche reperire in corso d'opera un audiolibro per un alunno DSA è impossibile se non lo si prevede all'inizio dell'anno.

Dominano le case editrici di carta
A scuola siamo stretti nella morsa dell'editoria cartacea, e i rappresentanti di libri sempre così fastidiosamente svolazzanti nelle scuole, si vedono un pochino meno perchè i libri si scelgono ogni cinque anni, una delle poche cose giuste (giusta se si è scelto un libro che si rivela strumento efficace) introdotte dalla Gelmini, non c'è occasione per cui non si presentino con in braccio il loro fascio di libri: libretti per esercitarsi per le prove Invalsi, libri per le vacanze e libri operativi da usare durante l'anno. Cosicchè nella scuola di ebook non ce n'è nemmeno l'ombra e tutto quello che si trova online legato al libro che molte case editrici propongono come "roba innovativa, in versione digitale" sono un paio di PDF sul quale non si può modificare neppure una virgola, qualche volta si tratta  di esercizi da fare online e se non c'è internet a scuola, come spesso accade, ci si attacca al tram.
Pertanto a scuola salvo per chi un po' di contenuti riesce a a costruirseli o a farli maneggiare ai bambini prendendo un po' qui e un po' là in rete, e un po' di gente che lo fa c'è, la dipendenza dalle case editrici è totale.

Un libro digitale non è un pdf
Giusto per fare un passo a ritroso e pensare a quali strumenti si prestano alla lettura degli ebook, mi viene in mente la Lim, il ministero ne ha messo a disposizione un limitato numero nelle scuole, moltissime non sono collegate a Internet. Per un uso efficace della Lim i contenuti dovrebbero essere interattivi: dovrebbero consentire di intervenire sul testo, di modificarlo, di aggiungervi altro testo, immagini, per farla breve dovrebbero consentire un'attività didattica basata sullo smontaggio e ricostruzione del contenuto. Le case editrici quei programmi lì vendono e le scuole non hanno i soldi per comprarli, per cui con la Lim si finisce a leggere lo statico pdf.

Con quali strumenti poi si dovrebbe leggere l'ebook a scuola?
Il progetto Scuola Digitale della Regione Sardegna, che dovrebbe diventare una delle rare avanguardie scolastiche (mi si perdoni "le avanguardie scolastiche", in quanto palesemente un ossimoro) del digitale italiano a scuola, se non fosse che si è arenato da ormai sei mesi e che le Lim che dovevano arrivare non ci sono, i tablet, uno per ciascun alunno, se tutto va bene li vedremo nel 2013. 
Il tablet se non è dotato di tastiera richiederà tempi biblici per vedere i bambini all'opera e diventare produttivi. E i bambini quando non producono si annoiano, se non producono non fanno e se non fanno non imparano. E anche con la tastiera ricordiamo, checché se ne dica, moltissimi bambini non hanno grande confidenza o almeno non al punto da poter sostituire la penna e il foglio.

Cosa si deve poter fare con l'ebook
Pensando al come sarà e come usarlo, qualche idea ce l'ho già, sono idee che derivano dall'utilizzo massiccio della didattica laboratoriale che è quella che meglio si presta all'uso del libro elettronico. 
Dei contenuti, aperti o chiusi, delle licenze d'uso e sulla loro modificabilità se ne parlerà ancora.
E' interessante cominciare a riflettere sul metodo e su come i contenuti dovrebbero essere presentati e "manipolati". Ad esempio un ebook per essere davvero interattivo dovrebbe contenere una parte di contenuto, il resto totalmente operativo, dovrebbe consentire di poter spostare i testi, riempire campi, manipolare le immagini e ricollocarle, dovrebbe prevedere operazioni di controllo e di autocorrezione dopo che l'alunno ha concluso l'esercizio, in modo da poter revisionare i passaggi e capire dov'è l'errore, il tutto dovrebbe poter essere salvato in una cartella per ciascun alunno e consultabile poi dall'insegnante.
Dovrebbe essere corredato di una guida per l'insegnante, sempre in digitale, che consenta di predisporre i materiali per i laboratori secondo un criterio che rispetti la trasversalità delle discipline e quindi rendere visibili tutti i collegamenti di un dato argomento.

Visioni
Anche se a vedere cosa accade nelle scuole il libro digitale sembra ancora lontano, pur avendo il ministro Profumo dichiarato che arriverà, è bene cominciare a pensarlo questo ebook scolastico, cosa deve assolutamente poter fare, oltre che essere letto come il caro vecchio libro di carta che dovrà suo malgrado convivere con il nuovo?

L'immagine viene da qui
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sabato 26 maggio 2012

Conferenza: Un nuovo alfabeto per l'Italia. Nativi digitali?

L'intervento di Marc Prensky alla conferenza "Un nuovo alfabeto per l'Italia" organizzata dal PD l'ho seguito via twitter, così mi sono appuntata i tweet che man mano arrivavano durante il suo discorso.

Un po' di cose le avevo già scritte in questo post. Marc Prensky mi piace, ma non perchè dica cose che noi non sappiamo, giacchè le sappiamo benissimo, è che nella scuola abbiamo il pessimo vizio di negare l'evidenza e di attribuire più credito alla scuola teorizzata che a quella realizzata. Mi piace perchè come ho scritto, Prensky ha il coraggio di superare se stesso. E mentre in Italia si discute ancora dell'esistenza o meno dei nativi digitali (che per me continuano a non esistere, naturalmente) egli introduce l'idea, tutta da perseguire, di saggezza digitale, che oltrepassando la dicotomia tra chi sì e chi no, tra vecchi e nuovi, tra nativi e immigranti pone l'accento su chi usa bene e chi no. 
Non basta mettere le mani sulla tecnolgia per padroneggiarla e dire che è cambiato il modo di apprendere. La tecnologia lasciata così semplicemente in mano ai ragazzi, e non perchè lo so così per sentito dire ma perchè lo sperimento ogni giorno, consente un modo più disordinato di imparare, a macchie di leopardo. E la sfida della scuola verso le nuove generazioni è rimettere ordine e dare consistenza ad un assimilazione disordinata. 
Non so è più ingrato il compito che si aspetta oggi o quello che di prima quando gli alunni eraano dei fogli bianchi tutti da scrivere, tnato per usare una metafora così cara alla scuola di un po' di tempo fa. 

Intanto io mi sono appuntata un po' di roba, perchè molte di queste cose fanno già parte del mio alfabeto, anche se lavoro prevalentemente in modo analogico, visto che le mie classi non dispongono di una connessione internet, però abbiamo un LIM e sfidando la contigneza ci arrangiamo con le presentazioni preparate a casa, con le immagini scaricate  nella  penna usb, usiamo la carta e il copia incolla lo facciamo a con colla e forbici, come si faceva anticamente. 
E sorattutto mi ostino a non chiamarli nativi, perchè un terzo di loro un computer non lo ha mai neppure toccato e perchè il loro modo di apprendere dipende da un sacco di fatto, che è troppo lungo spiegare, ma c'entra solo in parte con la tecnologia. La tecnologia è un mezzo da non confondere con il metodo e ancora meno con i contenuti.

@scuolapd Marc Prensky: stiamo insegnando le giuste competenze ai ragazzi, quelle di cui avranno bisogno nel futuro?  #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: bisogna incoraggiare l'insegnamento basato sulle passioni | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: gli insegnanti conoscono le passioni dei loro studenti? | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: cambiare il modo di insegnare, coinvolgere le passioni | #natividigitali
@saveriomassaro Interrogarsi sui verbi della comunicazione, non sui sostantivi, dice #presky #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: i verbi (presentare, comunicare, apprendere) non cambiano, i nomi (power point etc) sì | #natividigitali
@GBA_mediamondo "Prima insegnavo la mia materia adesso insegno ai miei studenti" #Prensky
@scuolapd Marc Prenksy: passaggio da Lecturer Controller Ruler a Coach Guide Partner | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: la tecnologia è negativa soltanto se non la usa bene | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: 10 cose che gli studenti vogliono: rispetto, fiducia, considerazione... #natividigitali
@qfwfq71 riusciremo a trovare la saggezza digitale che cerchiamo se i nostri insegnanti collaboreranno con gli studenti #natividigitali #prensky
@saveriomassaro equilibrio tra vecchio e nuovo #presky #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: dai nativi digitali alla saggezza digitale | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: Saggezza digitale è integrare ciò che il cervello umano sa fare con ciò che solo le macchine possono fare | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: i cervelli umani sono bravi a fare molte cose, ma altre possono farle solo le macchine (es: ricordare tutto) | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: Homo Sapiens Digitale | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: per vivere nel mondo attuale non si può fare a meno degli strumenti digitali | #natividigitali 
@qfwfq71 #prenksy bisogna adattarsi al nuovo contesto, cosa che sappiamo già fare #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: la guerra tra nativi e immigrati digitali è finita: hanno vinto i nativi | #natividigitali 

E qui non sono d'accordo perchè secondo me la guerra era solo nelle nostre teste, anzi il mondo della scuola ingnora in modo plateale come imparano gli studenti al di fuori di essa.

@scuolapd Marc Prenksy: perdiamo troppo tempo con la polemica sull'esistenza dei nativi digitali | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: studenti, insegnanti, genitori e politici: we all need to adapt if we want to succeed! | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: l'uomo è bravo ad adattarsi, più che a cambiare | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: è tempo di smettere di dire agli insegnanti che devono cambiare: a nessuno piace il cambiamento! | #natividigitali (sigh)
@scuolapd Marc Prenksy: abbiamo un sistema formativo datato e un contesto in evoluzione: abbiamo un problema! | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: il contesto è cambiato, non si possono usare i metodi del passato: in un nuovo contesto non funzionano | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: dobbiamo dimostrare riverenza verso il passato, ma non vivere nel passato | #natividigitali
@scuolapd Marc Prenksy: una formazione orientata al futuro e non al passato | #natividigitali
@scuolapd For the sake of our kid's future it's time to adapt! #marcprensky | #natividigitali

Nota: I tweet vanno letti al contrario gli ultimi sono i primi.

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venerdì 25 maggio 2012

Didattica di Pavloviana memoria

Io per la scuola dei bollini non mi sono mai entusiasmata. Persino alla scuola dell'infanzia quando qualche collega usava la caramella come rinforzo, e soprattutto se la usava per premiare una risposta corretta, ecco io mi adiravo parecchio.
E se stavamo facendo attività comuni è accaduto più di una volta che io abbia preso i piedi e me ne sia tornata in aula con gli alunni. Per il rispetto che porto ai bambini, nonostante la mia ben nota severità, non ho mai pensato che per far piacere loro la scuola fosse necessario dar loro l'immediata gratificazione. Non lo pensavo per la scuola Infanzia e tanto meno lo penso ora per la scuola Primaria. O meglio non ho pensato mai che le gratificazioni debbano essere oggetti o regali, il classico zuccherino insomma.

Nelle aule mi è capitato spesso di vedere, anche in progetti definti innovativi, grandi cartelloni con scritti i nomi degli alunni e di fianco un bollino ad indicare se hanno fatto bene o male.
Nella lettura, nei verbi, nelle tabelline...
Lo so a volte si organizzano le gare e finisce che qualcuno ne sa più di altri. A scuola è normale. Proprio perchè sono convinta della normalità del fatto che i bambini sono tutti diversi, con tempi diversi, con prestazioni diverse e proprio perchè sono convinta che loro lo sanno benissimo, perché spesso basta leggere i risultati nelle nostre facce di maestri, spesso di completa disapprovazione del loro operato, so anche che il bollino non serve. 
Non serve nessun ulteriore atto che ricordi loro che non hanno fatto bene, come non serve nessun atto che ricordi a chi ha fatto bene che ha fatto bene. Perchè chi ha fatto bene lo racconterà al genitore e spesso sarà gratificato a casa per un bel voto, una bella interrogazione o aver vinto la gara dei verbi o delle tabelline.
Ecco perchè trovo  riprovevole iniziative del genere e mi stupisco che vi si affermi che sono fatte con l'avvallo dei pedagogisti
Dopo anni e anni a parlare, scrivere e insegnare nel nome del valore della persona umana delle sue capacità e dell'imparare ognuno a modo suo secondo le capacità personali, a dire che la diversità è un valore, ecco che rispunta Pavlov: se becchi la risposta ti premio con la medaglietta, se sbagli stai a guardare.
In alternativa si può anche tornare alle divise in auge ai tempi d'oro dell'autocrazia: piccole italiane e balilla.

Sullo stesso argomento Patacche e Distintivi di Catepol 


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giovedì 24 maggio 2012

Pubblicate le prove e le griglie di correzione prove Invalsi 2012

Sono disponibili sul sito dell'Invalsi tutte le prove e le griglie di correzione dei testo per la scuola Primaria, la classe prima della Secondaria di Primo Grado e la classe seconda della scuola Secondaria di secondo Grado:

Prove Italiano Primaria:
- Prova prelimirare di Lettura classe Seconda
- Prova d'italiano classe Seconda
- Prova Italiano classe Quinta


Prove Matematica Primaria:
- Prova matematica classe Seconda
- Prova matematica classe Quinta

Griglie di correzione classe seconda Primaria
Italiano classe Seconda
Matematica classe Seconda

Griglie di correzione  classe quinta Primaria
Italiano classe quinta
Matematica classe quinta

Prova classe prima scuola Secondaria di primo grado 
Prova Italiano
Prova Matematica

Griglie di correzione classe prima scuola Secondaria di primo grado
Italiano
Matematica

Prova classe seconda scuola Secondaria di Secondo grado 
Italiano
Matematica

Griglie di correzione classe seconda scuola Secondaria di secondo grado
Italiano
Matematica 

Questioni studente
Classe quinta Primaria
Classe prima secondaria di primo grado
Classe seconda secondaria di secondo grado
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martedì 22 maggio 2012

Applausi in chiesa per tutti

E si applaude in chiesa ai matrimoni, alle cresime, alle comunioni e perfino ai funerali. E nessuno, nemmeno un parroco di provincia, né un altro prelato che dica che non si applaude in chiesa. 
Poi si applaude al passaggio del feretro, chiunque esso sia, qualunque sia la causa del decesso e qualunque sia l'età: un incidente, un delitto inaudito, la malattia di un personaggio famoso. Se invece si tratta di persona comune morta di malattia non si applaude. A questo punto verrebbe da dire che un applauso post-mortem non lo si dovrebbe negare a nessuno e tanto vale farlo a tutti.
Il caro vecchio buon silenzio è andato in pensione insieme al garbo e alle buone maniere. Il cordoglio non è tale se non produce rumore.
A questo punto ci sarebbe magari da cambiare la voce su Wikipedia, perchè è davvero molto difficile spiegare cosa c'entri l'applauso con la morte e quale vittoria si celebri con l'applauso del feretro:
L'applauso è fin dall'antichità un modo per esternare la propria approvazione e il proprio consenso a una o più persone. Già gli antichi romani applaudivano i gladiatori vittoriosi nelle arene. Tale manifestazione consiste nel battere i palmi delle mani ripetutamente producendo un suono secco e forte, che solitamente unito agli applausi di altre persone risulta simile a uno scroscio.
Il problema è che abbiamo un problema con il silenzio, il silenzio ci confonde, ci rende orfani, mentre l'appaluso ci rende padri di qualcosa, ci coinvolge in un rito unanime, anche questo molto televisivo ahinoi, tendente a rimarcare la nostra presenza e non l'assenza e il distacco di chi ci lascia. Come se fosse chi rimane vivo a restare solo nell'insopportabile silenzio.
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venerdì 18 maggio 2012

I fatti, le scelte e la sobrietà

Poi arriva un'età in cui i bambini fanno la comunione. Se si conserva un ricordo antico, o intimo come accadeva e accade a dire il vero, può succedere di restare sconcertati scoprendo che nel tempo la Comunione è diventata una sorta di matrimonio, per la portata dei preparativi.

Elenco a casaccio, i preparativi per l'aspetto laico, così un po' come in questi ultimi anni ho visto fare: acquisto dell'abbigliamento da portare sotto il saio, scarpe, scelta, prenotazione e ritiro delle bomboniere, prove di acconciatura (sigh) per le bambine, taglio dal barbiere per i bambini, organizzazione del pranzo nunziale (pardon) del pranzo con parenti e amici in ristorante, scelta del menù e della torta.

Per l'aspetto religioso: quotidiani incontri per i bambini e per i genitori, accordo e offerta  per l'addobbo della Chiesa, offerte per l'utilizzo del saio, raccolta delle offerte per la Celebrazione, preparazione dell'Offertorio per la Celebrazione, preparazione dei genitori, incontri per stabilire la data. Preparazione dei canti (spesso all'ultimo minuto), preparazione delle letture e scelta dei bambini, prove della cerimonia con l'ostia sconsacrata, Prima Confessione, ritiro spirituale il giorno antecedente il ricevimento del Sacramento.

A tutti questo si aggiunga la fibrillazione dei bambini, per tutto questo andare, venire, decidere, fare e spesso disfare. Poi ci si chieda cosa resterà e soprattutto come mai tanti di loro non hanno compreso il valore di ciò che si accingono a fare. Considerato che non scelgono e che sceglie la famiglia, forse un po' di sobrietà da parte di tutta la comunità parrocchiale non guasterebbe affatto.

Da blogmamma la foto e visto che ci siamo qualche idee per il faidate, che significa  riportare ad una dimensione più intima e familiare questa importante tappa dei bambini. I fatti non possono  e non devono essere in contrasto con gli insegnamenti.
Non è educativo usare le tappe di crescita dei bambini per lustro sociale.
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Animazione Interattiva del pianeta Terra

Segnalo un'animazione interattiva sulla struttura del pianeta Terra. Al passaggio del mouse è possibile scoprire le informazioni che riguardano i vari strati a partire dalla crosta, passando per il mantello e infine al nucleo. Sono presenti anche altre schede riguardanti le placche terrestri. L'animazione, tutta in inglese, può tornare utile in caso di insegnamento con il metodo clil: cioè Apprendimento Integrato di Lingua e Contenuto. 
Altrimenti sarà dufficiente fornire le informazioni in italiano.
Adatto alle classi quarte e quinte della scuola Primaria, permette attraverso le immagini e l'animazione di capire e memorizzare com'è fatta la terra.

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giovedì 17 maggio 2012

MaTutor della Zanichelli, per prepararsi alla prova di matematica dell'esame di Stato

La Zanichelli rende disponibile MaTutor, in versione Beta, un servizio online, gratuito (almeno per ora) per gli studenti del Liceo Scientifico che devono affrontare la prova d'esame di matematica. 

L'accesso, previa registrazione, è costruito secondo un percorso ragionato, finalizzato al ripasso dei contenuti, diviso in unità e in linea con la progettazione scolastica, a queste unità se ne aggiunge una di supporto all'esame vero e proprio.
Nella sezione Test è possibile fare una verifica della situazione di partenza attraverso un test d'ingresso, i test restituiscono un feedback con la spiegazione, si possono controllare i progressi attraverso test di uscita. 
Sono presenti: esercizi aggiuntivi, una sezione Problemi e Quesiti che consente di allenarsi con le prove degli anni precedenti. Si possono scaricare modelli di Compito in classe, completi di soluzione.
I MatBox contengono la parte teorica, esercizi guidati come esempio ed esercizi in più e consente tenere sotto controllo la preparazione con il Registro personale
MATutor base per gli studenti è accessibile a tutti e contiene: - l’archivio delle prove d’esame dal 2001 a oggi; -statistiche, informazioni utili sugli argomenti d’esame; - problemi e i quesiti ordinati per argomento per una preparazione mirata; - test interattivi.
L’area insegnanti contiene in più: - registro elettronico; - compiti in classe fila a e fila b per ogni unità e 
- la simulazione nazionale per la prova di matematica.

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App: Minds od Modern Mathematics

Per gli utilizzatori di iPad segnalo questa applicazione sviluppata da IBM e disponibile gratuitamente anche su iTunes. L'app Minds of Modern Mathematics è stata sviluppata in occasione del centenario di Ray Eames
Si tratta della storia del pensiero matematico ripercorsa dall'anno 1000 al 1950 in una sequenza temporale: racconta come i matematici abbiano influenzato l'evoluzione scientifica e la cultura in generale.
Ideato come un grande poster di 50 piedi nel 1961, fu esposto ad una mostra nel museo di Science of Industry della California; oggi è stato ripreso come applicazione per iPad , con cui è possibile interagire tra profili in 3D, più di 400 immagini, 9 video educativi di Ray Eames e una riproduzione originale del poster stesso.


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Software di lettura gratuiti per i DSA

Ho ricevuto più di una richiesta da colleghe e da genitori circa la possibilità di utilizzare Software gratuiti per i Disturbi spcifici di apprendimento. Si sa che nelle scuole i bilanci scarseggiano e le famiglie non stanno messe meglio.

Premesso che non esiste univocità totale riguardo i modi di affrontare i DSA, in particolare i casi più severi dove c'è compromissione rilevante della lettura e/o della scrittura, non è comunque una buona prassi far smettere completamente di esercitare la lettura e la scrittura.

Lettura: Affiancare l'utilizzo dello strumento compensativo,  a scuola e a casa, con brevi esercizi di lettura, sia per il piacere di leggere sia per continuare ad esercitare la comprensione. Utilizzare lo strumento di lettura soprattutto per le materie di studio accompagnandolo costantemente con l'utilizzo delle mappe, meglio anzi se le mappe l'alunno le predispone da sè, o con apposti programmi o perfino disegnandole.

Premesso ciò segnalo:
Balabolka rilasciato dalla Microsoft disponibile in italiano, arabo, bulgaro, ceco, cinese, coreano, finnico, francese, inglese, giapponese, olandese, polacco, portoghese, rumeno, russo, spagnolo, tedesco, turco, ucraino, ungherese, vietnamita. Sistema operativo Microsoft Windows 2000/XP/2003/Vista/7.  La versione portatile di 6674 KB, non richiede installazione e può esser avviata dalla chiavetta. Almeno un sintetizzatore vocale deve esser installato sul pc.

DSpeech è un programma di TTS (Text To Speech) con funzionalità di ASR (Automatic Speech Recognition) integrate. Ciò singifica che è cioè in grado di leggere ad alta voce il testo scritto e di scegliere le frasi da pronunciare a seconda delle risposte vocali dell'utente. E' progettato specificamente per fornire in maniera rapida e diretta una estesa serie di funzionalità, pur mantenendo al contempo al minimo l'invasività e il consumo di risorse: non si installa, occupa poca memoria e non scrive niente nel registro.

Sintesi vocale italiana di Davy Bartoloni

eSpeeck Necessita d'installazione, c'è per Windows, Linux, MacOs.
Permette di selezionare la velocità di lettura, salvare il testo in un file audio, il testo va incollato nella finestra di dialogo.

Facility Office: disponibile per sistema operativo windows, dalla versione xp. La suite è disponibile soltanto per la suite da ufficio OpenOffice / Libreoffice, per l'applicazione di videoscrittura Writer. Non disponibile per Microsoft Office. Non è necessaria l'installazione, utilizzo di sole voci di sintesi vocale Sapi, presenza di diario scolastico e facilitazione per la ricerca di immagini in interne. Il progetto è finanziato dal Ministero dell'Istruzione.

Leggixme In questo link le Istruzioni

Scrittura: Anche per ciò che riguarda la scrittura è necessario mantere un minimo di esercizio e se il corsivo è impraticabile, occorre far utilizzare in via esclusiva il carattere stampatello. Anche se potrebbe apparire sbagliato, lo stampato consente la separazione delle lettere, per cui risulta minore il numero degli errori, in caso di disgrafia grave permette all'alunno e a chi legge di decifrare più agevolmente il contenuto.
Parallelamente l'alunno doverebbe imparare a usare agevolmente la tastiera del computer. Occore riflettere su un problema che si presenta in quasi tutti i casi: l'alunno che utilizza la tastiera da principiante impiega tempi lunghissimi ad elaborare, riducendosi a non concludere il lavoro allo stesso modo di quando scrive in corsivo. Si tratta di un problema non da poco se i pensa che un lavoro concluso per quanto breve, permette di accedere all'immediata valutazione da parte dell'insegnante ed è gratificante anche per l'alunno che lo elabora negli stessi tempi degli altri.

Mappe: Per la creazione delle mappe  il collaudato xMind in versione free è assolutamente adeguato.

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mercoledì 16 maggio 2012

Darsi al Sostegno

E' di questi giorni l'invito del Ministero per gli insegnanti in "esubero" (clic) che tradotto significa che hanno perso la sede di servizio (e non il posto di lavoro, almeno fino a quando saranno disposti ad accettare un'altra sede) a iscriversi ai “Corsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno destinati al personale docente in esubero”.

Il sottosegretario Rossi-Doria (clic) ha rassicurato che non si tratta di un obbligo ma di un'adesione volontaria. Si sono levate alte le proteste, giuste da parte di chi il sostegno lo ha scelto, dopo essersi adeguatamente formato  attraverso i corsi pluriennali, la pratica del tirocinio, con alle spalle anni di precariato irrisolto.
Ma non è quello che preoccupa, o meglio anche quello, ma sicuramente non è l'aspetto più grave della questione. L'aspetto pessimo della questione è che in tanti aderiranno, in tanti dopo anni, qualcuno anche dopo molti anni, come insegnanti di classe. Abbracceranno il sostegno, anzi non lo abbracceranno per nulla, per evitare di finire in sedi più lontane e fra i pochi che prenderanno a cuore la missione che li aspetta, pagati a poco prezzo, in tanti lo faranno per far passare la giornata, la settimana, il mese e l'intero anno scolastico, in attesa di tornare in una classe. 
E' già accaduto e se la memoria non mi inganna, se mi inganna qualcuno corregga, toccò agli insegnanti di educazione tecnica e educazione fisica, riproporsi nella veste di insegnanti di sostegno. 

La didattica di sostegno, perchè così andrebbe chiamata, è altro e oltre la normale attività di classe, e farsene carico significa sposare altri progetti di vita. E' vero che anche il docente perdente posto (perdente sede come sarebbe più corretto dire) ha un suo progetto, e cioè il diritto ad una sede vicina al luogo di residenza, ma questo lo si deve fare per forza passando sulle attività di sostegno destinate agli alunni e alle classi?
Non si può ancora barattare il far bene la scuola e il bisogno di una scuola a misura di tutti, con le esigenze di bilancio.
Non possiamo fare tutto tutti, questo è il vero problema della scuola.

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sabato 12 maggio 2012

Racconto breve: Pane e zabaione.

Uno steccato alto poco più di un metro divideva il pollaio dal cortile. Ogni mattina, a turno, qualcuno di noi andava a controllare l'angolo con la paglia dove le uova venivano morbidamente deposte, anche se accadeva spesso che qualche gallina distratta le deponesse sull'asse di legno in alto, poco sotto al tetto di eternit e l'uovo rotolava giù sfracellandosi al suolo. Poco male, le altre galline si avventavano a mangiarlo. La mamma ci spiegava che le galline sono poco selettive e mangiano di tutto, però le loro carni sono più saporite se mangiano le erbe giuste e i giusti cereali.
Nell'angolo di solito ci trovavamo cinque o sei uova, bisognava raccoglierle senza far danni, metterle nel contenitore e richiudere lo steccato altrimenti le galline sarebbero uscite di corsa a fare razzia dei fiori, sempre per il fatto che sono poco selettive, e la mamma si sarebbe arrabbiata tantissimo se i fiori fossero diventati cibo per galline.
Una volta raccolte le uova si lavavano e si riponevano in frigo. Costituivano spesso la base del pranzo e più spesso ancora la colazione e la merenda. 
Solo qualche anno dopo arrivò il pane con la nutella, fino ad allora, la mamma o io che ero la più grande, preparavamo lo zabaione. 
Si separava il bianco dal rosso, si metteva in una ciotola da colazione, si aggiungevano due cucchiai di zucchero per ogni rosso e si lavorava. Si doveva girare con pazienza fino a quando la crema non diventava quasi bianca. Per me che avevo fretta di finire e tornarmene a giocare, lo diventava quasi subito ma il parere inflessibile della cuoca mi rispediva indietro a terminare il lavoro. 
Se era ora di merenda si affettava del pane casereccio e lo si spalmava con lo zabaione ben montato, si disponeva su un piatto e ciascuno ne addentava una fetta. 
Se invece era ora di colazione si metteva un cucchiaio abbondante di zabaione nel fondo del tazzone, si aggiungeva il caffè e il latte della latteria a due passi da casa munto la sera prima e fatto bollire per qualche minuto almeno. I tre ingredienti si miscelavano e lo zabaione risaliva in superficie adagiandosi sul pane usato per inzuppare. 
Aveva il sapore di cose buone ma soprattuto mi ricordo che serviva ad integrare i nostri pasti perchè il timore era che le proteine e le vitamine non fossero mai abbastanza per farci crescere bene.

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venerdì 11 maggio 2012

Griglie di correzione delle domande aperte di Matematica Primaria

Sono disponibili le griglie di correzione delle domande aperte riguardanti i test Invalsi 2012 di matematica, somministrati oggi nelle classi seconda e quinta di Scuola Primaria, le rispsote sono tutte in un unico file scaricabile nel link sotto:
Griglie correzione domande aperte prova di Matematica classi seconda e quinta Primaria

Aspettiamo che l'Invalsi pubblichi i testi delle prove e le relative griglie di correzione.

[via]
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No, ma con gentilezza

Questo fatto potrebbe essere avvenuto in qualsiasi aula, di qualsiasi scuola Primaria di un paese qualsiasi in Italia.
E' ora di lezione i bambini scrivono, ogni tanto si fermano a ritagliare  e incollare le  immagini del testo. C'è un vociare sommesso, leggero di cose dette sottovoce, l'attenzione è tutta verso l'attività. Poi due vocine in mezzo alle altre si levano, è un breve battibecco tra un bimbo e un bimba. Mi volto e mi avvicino ai due, chiedo cosa succede e il bambino indicando la compagna dice "Le ho chiesto la colla..." Il mio sguardo si sposta interrogativo sulla bimba, che interrompendo il compagno irrompe di getto: "La colla se la deve far comprare dalla sua mamma, io non gli devo prestare le mie cose, gli ho detto solo questo!"
La guardo e mi sforzo di sorriderle cacciando indietro la voglia di sgridarla, cacciando indietro la prima istintuale reazione ad una frase infelice. Ma ci rifletto, è una bambina, se la umilio con una sgridata non capirà dove ha sbagliato. Mi guardo intorno alla ricerca di un tubetto di colla da prestare al bambino, non ne vedo e vado verso l'armadio, intanto penso a cosa dire. Torno con la colla e guardo la bambina, il visino ancora contratto dal disappunto in attesa del mio rimprovero. La guardo, le sorrido e le dico: "Non siamo tenuti a prestare le nostre cose, perché sono nostre e ciascuno a scuola dovrebbe portare l'occorrente, per cui se qualcuno ti chiede di prestargli qualsiasi cosa tu puoi rispondere di no. Prestare gli oggetti è una libera scelta. Però c'è una cosa che siamo obbligati a fare: essere gentili anche quando diciamo di no".
La guardo ancora mentre comincia a rilassarsi comprendendo che non la sto sgridando e continuo usando il tono più convincente che posso: "Quella frase era molto scortese e la scortesia è offensiva. Si può dire di no ma con gentilezza e poi, se posso dire la mia opinione, è brutto vedere una bimba rispondere così arrabbiata. La cortesia, la gentilezza, i modi per dire le cose sono sempre importanti."

Rivedo gli alunni alcuni giorni dopo, la bambina, il volto disteso, sorridente e felice, mi dice: "Maestra oggi ho prestato la colla, ho aiutato Carlo a sistemare i disegni. Mamma mi ha detto che non devo rispondere a nessuno in quel modo, che è una cosa molto brutta.

"Sono contenta che hai capito, ricordati che non sei obbligata a dire di sì, ma anche un no può essere detto con i giusti modi, senza ferire nessuno,  ti sei accorta come stiamo meglio quando siamo gentili con gli altri?"

L'efficacia dei nostri interventi educativi sono collegati al modo con cui diciamo le cose, la regola vale per la bambina in questo caso specifico e vale anche per noi. Il trucco a volte è spiazzare gli alunni con il ragionamento, la spiegazione pacata, che è quello che non si aspettano quando si comportano male. L'esempio conta sempre più di tutto, più di mille parole dettate dalla rabbia, che a volte è comprensibile ma raramente efficace. 

(L'imagine è di La prof online)
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giovedì 10 maggio 2012

Poesia: Spazio

"L'hai pubblicata la poesia?" "Non ce l'ho fatta, ho preparato la presentazione di Storia, però ti prometto che lo farò oggi, appena rientrerò a casa da lavoro".

Richiamata verso quanto ho promesso, eccola, queste bella poesia di un bambino di quarta, non c'è bisogno di commento, perchè dei tratti di un bambino di nove anni contiene tutto, anche le idee da riordinare, snellire e accomodare. Ed è importante non tanto per questi versi ancora in boccio, che ancora devono andare incontro alla fioritura, ma per le salde radici che lasciano intuire. 

Spazio
Sistemi illuminati 
sistemi aggraziati 
nel cielo blu oscuro
mille luci del futuro
comete che volano 
radiazioni che spaventano 
forme di minerali vari  
lontani mari rari.
Sistemi vari 
che sono rari 
gite grandiose 
quanto spaventose 
voli inclinati 
e forse mancati.
Ma una cosa assai mi assilla
che sulla luna non si può costruire una villa.
 (Stefano 9/05/12)

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mercoledì 9 maggio 2012

Test Invalsi 2012 le prove

In anteprima rispetto all'uscita istituzionale delle prove Invalsi, il sito retescuole.net pubblica le griglie dei test somministrati stamani nelle classi seconda e quinta di scuola Primaria:
La prova di lettura per la classe seconda
La prova d'Italiano per la classe seconda
La prova di Italiano per la classe quinta

E per chi volesse consultare le soluzioni alle domande aperte ecco il link

[Edit] Aggiorno con le griglie di correzione delle domande aperte di Italiano e Matematica, somministrate oggi nelle classi prima della scuola Secondaria di primo grado Risposte domande aperte Italiano e Matematica.

Via Maestro Roberto
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lunedì 7 maggio 2012

Living Book per la scuola Primaria: Forchetta E Scarpetta

Il Ministero della Salute, dell'Istruzione, dell'Università e della Rcierca, l'Itituto Superiore di Sanità e l'Itituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, rendono disponibile per gli alunni della scuola Primaria il living book “FORCHETTA E SCARPETTA”.
Si tratta di un percorso didattico finalizzato all’educazione e alla sensibilizzazione sul tema del benessere. Cinque differenti unità didattiche che intendono stimolare l’interesse dei ragazzi e generare una maggiore consapevolezza dei comportamenti corretti, da attuare per vivere in salute.
Obiettivo fondamentale del percorso è affrontare, in modo coinvolgente e graduale, la comprensione e l'apprendimento di uno stile di vita salutare. Condurre gli studenti attraverso un viaggio di scoperta delle pratiche alimentari e comportamentali inscindibilmente legate al benessere psico-fisico, significa concorrere allo sviluppo di adulti promotori della salute anche nelle generazioni future. 

In particolare il percorso si propone di: 
 - Sensibilizzare ragazzi e genitori ad un modello di comportamento salutare, ovvero ad uno stile di vita sano, rispettoso del proprio sé, lontano da ogni estremismo o atteggiamento radicale. 
- Infondere la “cultura” del movimento e della corretta alimentazione come utile mezzo di prevenzione e fonte di beneficio. 
- Diffondere la consapevolezza dell’importanza della cura di se stessi, del proprio corpo e del proprio spirito, in funzione di uno stato di benessere psico-fisico indispensabile per una vita qualitativamente soddisfacente. 
- Stimolare la capacità critica nei confronti delle situazioni quotidiane ed extraquotidiane, allo scopo di favorire scelte autonome e consapevoli. 

1° Unità Didattica MANGIA BENE, MANGIA SANO Una buona alimentazione è amica della salute.
2° Unità Didattica COMINCIAMO BENE! La corretta colazione. 
3° Unità Didattica MEGLIO A PIEDI O IN BICI La soluzione per fare un po’ di movimento tutti i giorni 4° Unità Didattica 5 VOLTE AL GIORNO Frutta ed ortaggi…per essere in salute! 
5° Unità Didattica A CASA E A SCUOLA…W IL MOVIMENTO Prima regola: sgranchiamoci le gambe! 

E' possibile scaricare il kit didattico, per l'utilizzo offline, cliccando sull’icona FORCHETTA E SCARPETTA eseguire le istruzioni per il Download della cartella. E’ indispensabile salvare i file scaricati sul proprio computer.

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Fiori pop-up per la mamma

Il biglietto da fare all'ultimo momento è anche di sicuro effetto. E i meccanismi pop-up insegnano le forme, perchè funzionano solo se li si incolla in un solo modo. E per la mamma i fiori sono il pensiero più bello, magari il vostro biglietto serve per accompagnare dei fiori veri.

Occorrono alcuni fogli di carta formato A4 (quelli per fotocopiatore) di diverso colore e spessore: uno color panna abbastanza spesso che costituirà il cartonicino vero e proprio e due fogli leggeri di colore pastello, forbici e attaccatutto.

Un'unica precauzione, stare attenti alla quantità di colla, il fissaggio va fatto a punti proprio come indicato nel video altrimenti il meccanismo non funziona, io prima di procedere ho segnato con delle x i punti dove mettere l'attaccatutto.
Per il resto basterà seguire le istruzioni di questo video, se volete un lavoro semplice seguite il video sotto.

Oppure di questo se volete una cosa più elaborata

Per ottenere questo risultato, che poi si può arricchire come si vuole, con scritte, glitter, ritagliare con le forbici sagomate...
Con un po' di pazienza si può realizzare a scuola soprattutto se gli alunni sono grandi, per i più piccoli si può fare un lavoro guidato passo passo, se non vi annoiano le azioni ripetitive.

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domenica 6 maggio 2012

Pallido Maggio

Mi piaceva di più
quando c'eri tu.
Anche se pioveva inforcavamo l'auto
si usciva tutto ad un tratto.
Perchè i piccoli si annoiano in casa
perchè i bambini, si sa, amano la discesa.


E anch'io mi sentivo bambina
mentre stringevo la tua manina.
E le camminate a cercare i bruchi
saltellando sopra i rami secchi.
A rincorrere le farfalle
a sollevarti sulle spalle

Mi piaceva di più
quando c'eri tu
Ora c'è questo vago odore di pensionato
o sarà la pioggia di questo maggio malato
E aspetto il sole bruciante dell'estate
che ci restituisca le illusioni passate.
(Rosalba 5/5/12)


Le foto sono mie, scattate il primo maggio 2012 a Marceddì, borgo di pescatori vicino Arborea nel golfo di Oristano o giù di lì.

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giovedì 3 maggio 2012

Giornata Mondiale Della Libertà Di Stampa

Si celebra oggi la giornata mondiale della libertà di stampa.
La giornata fu istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, facendo seguito ad una raccomandazione dell’UNESCO, per tutelare e promuovere i principi della libertà di opinione ed espressione nonché il diritto di ogni individuo a cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee, già sancito dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dall’articolo 10 della Convenzione Europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali.

La bellezza della rete è la libertà di poter scrivere, pubblicare, condividere e conoscere. Non ovunque questo è pienamente possibile.

Dove trovare informazioni:

World Press Freedom Day 2012

Sul blog di Luca De Biase con i link alla piattaforma per le segnalazioni

Le celebrazioni di Amnesty International

 

 

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martedì 1 maggio 2012

Sul monte sventola bandiera rossa

Come ho scritto altre volte, nei ricordi dei racconti dell'infanzia non ci sono Cappuccetto Rosso o la Bella Addormentata, ma le gesta eroiche, così le definiva mia madre, degli oppositori al fascismo.
Il nostro è stato un borgo minerario, semmai un giorno ci furono case coloniche con l'aia e gli animali da cortile, dal mille ottocentocinquanta in poi l'aria che si respirava si era mischiata alle poveri sottili della blenda e della galena che si estraevano dalle miniere di Montevecchio. E le lotte operaie, anche durante gli anni del fascismo, qui più che altrove nel nostro aspro territorio, hanno influenzato non poco l'opposizione al fascismo.

Proprio la presenza delle Miniere per quasi duecento anni, chiuse definitivamente intorno agli anni novanta del secolo scorso,  ha fino all'ultimo alimentato le lotte operaie. Dopo di allora è iniziato un declino inarrestabile che come il lettore immagina ha raggiunto feroci picchi in quest'ultimo periodo. In ogni famiglia, qui e nel circondario, è presente una storia di miniera, uomini, donne e bambini non faceva nessuna differenza: in Miniera ci lavorava tutta la famiglia, almeno fino ai primi anni del novecento. 
La Festa del lavoro, che in Italia risale al 1890, per gli operai e le operaie di miniera diventò da subito la speranza tangibile del miglioramento delle condizioni disumane di lavoro, il segno delle lotte.

Ma negli anni del fascismo i festeggiamenti per il Primo Maggio erano vietati, in queste zone come in tutta Italia, la mano del regime esercitava un controllo ferreo impedendo qualsiasi manifestazione pubblica. 
La festa del Primo Maggio per tutto il ventennio venne spostata al 21 Aprile giorno dei Natali di Roma.  Se l'attività pubblica era proibita non si poteva certo proibire quella clandestina, non si può vietare né per legge, né con la forza, la speranza. Fu così che nel mio paese il regime venne sfidato proprio il Primo Maggio nel 1937. Allora mia madre aveva meno di un anno e mezzo e questa impresa, che è rimasta nella memoria collettiva, la sentì raccontare da sua madre e poi l'ha raccontata a noi.
E ogni volta che ne parliamo, perché ancora capita che ricordiamo quei tempi terribili, io mi immagino così quel che accadde tra la notte del 30 aprile e il Primo maggio del 1937.

I passi echeggiavano nella notte buia, il rumore delle suole sembrava amplificarsi, ingigantito dalla paura nei vicoli e nelle strade strette,  sicuramente avrebbe svegliato l'intero paese ancor prima di iniziare la spedizione. Con la bandiera celata tra gli indumenti, si ritrovarono, muti e risoluti ai piedi dell'aspro Monte Santa Margherita, seicento metri di altezza, di rocce basaltiche e graniti e una vegetazione ormai rada perchè il freddo e il bisogno di scaldarsi era più forte di tutto.
Ai piedi del monte si adagiava il paese, fatto di case in mattoni crudi e definitivamente intrappolato nell'attività mineraria. Intrappolato nel medioevo delle viuzze strette, della mancanza di fognature e acqua potabile nelle case,  negli animali allevati in cortile assieme ai bambini, di poverissimi alla continua e disperata ricerca di legna e di qualsiasi cosa nelle campagne fosse commestibile. In tanti erano senza lavoro, non perchè  mancasse, ma perchè a lavoro occorreva indossare la camicia nera e non a tutti piaceva il colore dei funerali. In tanti facevano la fame perchè anche se si lavorava, una famiglia non ci campava comunque.
L'idea era maturata lentamente: sfidare il locale segretario politico del fascismo e rendere visibile per qualche minuto, portare il segno della festa del lavoro, la bandiera rossa, ricordare a tutti che gli ideali dei lavoratori erano vivi e pulsanti oltre la cortina nera della repressione.
Salirono nel silenzio della tiepida notte che segna il passaggio da aprile a maggio, incuranti dei rovi e dell'asperità del terreno, accompagnati dalla flebile luce della luna complice inconsapevole. Pian piano arrivarono alla meta e issata la bandiera su un ramo tornarono indietro, silenziosamente come erano arrivati, si divisero giungendo al riparo delle mura domestiche.
Alle prime luci dell'alba le vie del paese erano già animate e il sole benevolo illuminò la bandiera che sventolava allegra e incurante, segno della ribellione e del disprezzo verso il regime.
La risposta del segretario politico non si fece attendere, furono ordinate le perquisizioni e altrettanto numerosi furono gli arresti: gli antifascisti più in vista furono rastrellati e portati in caserma e come sempre furono botte da orbi. Il vessillo rosso fu rabbiosamente strappato.
Ci vollero altri otto anni perché la Festa dei Lavoratori potesse tornare al suo giorno naturale ed essere celebrata in piena libertà da tutti i lavoratori.
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