di Maestra Rosalba

giovedì 31 gennaio 2013

Gentilezza con il condizionale

In classe quinta il nostro libro di grammatica, pardon di riflessione linguistica, i verbi li presenta, come tutti, in quest'ordine: modo Indicativo, modo Congiuntivo, poi Condizionale e via dicendo. Così dopo aver visto i primi due abbiamo affrontato il terzo: alcuni bambini, come sempre capita, un po' li confondono, altri un po' li studiano e un po' no.
Io li interrogo, più per dovere che per convinzione, anche perché qualcuno lo chiede, ma più di tutto cerco di farglieli capire. Cerco di farli usare il più possibile, perché è usandoli che si capisce bene cosa servono. Fatica immane quest'ultima, ad esempio, con il congiuntivo ormai sempre più abbandonato nei libri a favore dell'indicativo, in frasi il cui suono fa l'effetto dell'acqua ghiacciata sui denti.
Non bisogna desistere e almeno finché questa gioventù sta scuola è bene chiedere che usino le frasi come vanno costruite. D'altronde è il nostro compito principale, sollecitare la riflessione sulla lingua, che per questo si chiama così, insegnare a parlare e scrivere corretto.

Il modo condizionale
Abbiamo quindi parlato di condizionale e quando si parla di questo modo, è normale parlare di forme di cortesia. Ho chiesto a un alunno in modo diretto: "Passami il libro" e ho invitato a pensare a altri modi più consoni di chiedere e domandare, è venuto fuori "Mi passi il libro per favore?". Scavando un po' qualcuno ha pronunciato "Mi passeresti il libro?". "Quindi si può essere gentili anche senza chiedere per favore?" Ho esclamato...

Così abbiamo sperimentato una cosa che già alcuni fanno senza averne coscienza, abbiamo reso visibile questo bel modo di chiedere e da qui in poi abbiamo specificato e scritto l'intero ruolo, cioè cosa è e che cosa serve,  del modo Condizionale e dei suoi due tempi:

Il condizionale è il modo della possibilità, si usa per indicare un evento che può accadere solo a condizione che prima se ne verifichi un altro.
Es: Mangerei se avessi fame. (La persona mangia a condizione che ci sia la fame.)

Il laboratorio prosegue facendo trovare agli stessi alunni altrie frasi che esprimano  l'utilizzo del condizionale, dicendo loro cosa devono indicare: dubbio, desiderio, opinione personale, una richiesta gentile e una supposizione... Si lavora per alzata di mano selezionando gli esempi maggiormente pertinenti.
Il condizionale si usa anche da solo, in quel caso esso esprime:

- un dubbio: "Dovrei fare di più?"
- un desiderio: "Vorrei giocare"
- un'opinione personale: "Troverei giusto chiamarlo a casa"
- una richiesta gentile: "Mi daresti il colore?"
- una supposizione, un'affermazione su qualcosa di cui non si è certi: "I libri potrebbe averli presi Marco".
Il modo condizionale presenta due tempi: presente che è un tempo semplice ( Io avrei, io sarei...) e il passato (Io avrei avuto, Io sarei stato...) che è invece composto.

Esercizi online da fare anche con la lim:

Su Zanichelli benvenuti

Telelinea esercizi con il condizionale

Altri esercizi

Il modo condizionale, Loescher, il pdf con la spiegazione e gli esercizi da fare sul quaderno

Come sempre per stampare l'attività c'è il tasto verde in calce a questo post, che vi rilascerà il formato pdf.
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mercoledì 30 gennaio 2013

Di libri digitali e di mouse che non vanno

Il 25 gennaio scorso il Ministero ha emanato le indicazioni operative per le adozioni dei libri di testo, rispettando le scadenze precedenti ha di fatto ricordato che case editrici e docenti devono prepararsi a utilizzare "materiali integrati", quindi che il libro di carta non basta più, che c'è ancora un anno di tempo una volta finito il vincolo dei cinque anni, che scade con l'anno scolastico 2013/14, per un'adozione che dovrebbe partire dall'anno scolastico 2014/15. Bene fin qui, o almeno fino allo scatenarsi della polemica che Peppe riassume qui e al quale risponde da par suo con informazioni e dati precisi, giusto per restituire i fatti ai fatti.
Non mi dilungo perché  racconta benissimo e con cognizione di causa cosa accade e soprattutto di cosa abbiamo bisogno, ricordando che i libri a scuola si possono costruire e che per costruirli, sia che lo facciano le case editrici sia che lo facciano i docenti, o addiruttura con gli alunni, come anche indicato nelle indicazioni operative, sono necessarie regole e vincoli, le stesse che dovranno rispettare le case editrici.

A me che sono sul fronte spaventa soprattutto la giungla, già me li immagino a rimpastare dei contenuti, a mescolare strumenti, nuovo e vecchio, vecchio e nuovo, far dialogare strumenti e contenuti (sul metodo va be' meglio tacere) e come un tempo sentire: "il mouse non funziona" detto dal collega che aveva preso il mouse del computer vicino.
Perché più delle lobby occorre ricordare che noi siamo messi così, a voler essere ottimisti, per almeno un cinquanta per cento.

E comunque mi piace ricordare che c'è già chi ci prova a costruire nuovi strumenti


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giovedì 24 gennaio 2013

Alcuni esperimenti di scienze per grandi e piccoli

Torniamo a un argomento caro a questo blog: le scienze sperimentali. Ultimamente, a dire il vero,  i promotori degli esperimenti sono stati gli alunni di quarta e quinta, complici alcuni regali ricevuti a Natale. Così hanno deciso di fare le loro piccole dimostrazioni scientifiche a scuola di fronte ai compagni. A ogni dimostrazione abbiamo fatto seguire la preparazione di una scheda sul quaderno, per permettere a tutti di riprodurre l'esperimento a casa.
La scheda segue il modello che io stessa ho utilizzato qui sotto:

1) Le gommine subacquee

Occorrente:
- mezza gomma da cancellare usata e ridotta in pezzetti minuscoli,
- un bicchiere trasparente pieno a metà di acqua,
- aceto,
- bicarbonato,
- una pipetta o un contagocce (opzionale),
- un cucchiaino.

Procedura:
Versare i pezzetti di gomma nel bicchiere, aggiungere un cucchiano di aceto e una punta di cucchiaino di bicarbonato. Ripetere queste due operazioni. Osservare cosa succede.
Pian piano si forma un gas che si attacca alle gommine che così risalgono in superficie.


2) Misurare il ph del sapone di scuola.

Occorrente
- cartina indicatore di ph (reperibile in farmacia, lo stesso che si usa per misurare l'acetone nelle urine),
- una goccia di sapone,
- acqua,
- bicarbonato di sodio scuolto nell'acqua,
- aceto,
- pipetta o contagocce,

Procedura:
Sciogliere una goccia di sapone liquido per le mani in poca acqua, prelevarne una gocca con la pipetta e metterlo sulla cartina. Cosa accade? Che colore assume la cartina?

Prova: in altri due pezzi di cartina mettere: su uno una goccia di aceto e sull'altra una goccia di acqua in cui è stato sciolto del bicarbonato. Che colore assume la cartina impregnata di aceto? Che colore assume la cartina impregnata di bicarbonato? Prendere la scala graduata dei colori che indicano il ph e argomentare insieme ai bambini. Fare altre prove con succo di limone, coca cola, aranciata...

3) Colla di farina
Occorrente:
- farina,
- acqua,
- ciotola.

Versare qualche cucchiaio di farina, aggiungere pian piano l'acqua fino a ottenere una crema. Incollare ritagli di carta.

4) Fare il lievito
Con il restante impasto di qcqua e farina dell'esperimento precedente possimo fare un ulteriore esperimento assai interessante anche per i bambini, mettiamo l'impasto di acqua e farina, coperto con della pellicola trasparente, in un contenitore trasparente e in luogo fresco. Controlliamo tutti i giorni cosa accade. Prendiamo nota. Al terzo giorno preleviamo la parte sottostante alla crosta che si sarà formata e impastiamo pari peso di farina e acqua al 50%. Mettiamo al fresco e procediamo con le osservazioni.
Dopo qualche giorno si saranno formate delle bolle d'aria,
Infatti i saccaromiceti hanno colonizzato l'impasto formando un vero e proprio lievito. Volendo possiamo continuare ad aggiungere farina sino a ottenere un vero lievito madre e provare a panificare a scuola.
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mercoledì 23 gennaio 2013

La scossa

Non ne ho mai fatto mistero: a proposito dei colloqui ho sempre preferito essere diplomatica, d'altronde non riesco a dimenticare che parliamo di una fascia d'età tra i sei e i dieci anni. Però in quinta elementare le cose cambiano e insieme a esse le scelte e  le soluzioni.
Durante i colloqui penso  che si debbano dire per prime le cose positive, ce ne sono sempre basta essere capaci a vederle, facendole seguire dalle cose da migliorare, magari evitare parole come disastro, non combina mai nulla, o il pessimo è intelligente ma non si applica ormai trito stereotipo manco più buono per le barzellette. Comunque sia quella manciata di minuti faccia a faccia con i genitori lo penso sempre all'insegna della propositività. L'aiuto dei genitori è prezioso e possono essere dei validi collaboratori se capiscono quali sono i nostri obiettivi: è meglio che vadano via consapevoli delle difficoltà ma anche con la speranza che non tutto è perduto e che un lavoro di collaborazione scuola-famiglia non potrà che portare buoni risultati.
Però questa mia è solo una ricetta, per dirla semplice, mica è detto che sempre funzioni, anzi sono già certa che non funziona in alcuni casi, per esempio quando la pacatezza e questa visione in positivo dello stato dell'arte lato alunno, provoca un certo adagiarsi non solo di quest'ultimo ma anche dei genitori, che non si sa come si convincono che il poco che il figlio fa, siccome è stato connotato di positività è comunque sufficiente. In pratica tutta la parte delle migliorie che andrebbero perseguite proprio partendo da quell'impegno ancora ridotto, viengono completamente disattese, con il risultato che non solo si evidenziano impreparazioni continue, scarsezza di produzione soprattutto nei compiti a casa, ma quel che è peggio la volontà e l'interesse si riavvolgono  come una molla e a nulla valgono le sollecitazioni, le attività guidate,  le carezze e perfino i rimproveri.

E a quel punto, e solo a quel punto, che si capisce che i colloqui sono una buona occasione per dare la cosiddetta scossa e comunicare alla famiglia in modo gentile, preoccupato ma assai deciso, che sì è vero la scuola primaria finisce e tutto ricomincia, ma che stando così le cose con quel ritmo di lavoro e la rinuncia a perseguire l'obbiettivo, la bocciatura al primo anno è dietro l'angolo. E magicamente questo è un discorso che con alcuni alunni funziona, si capisce allora che si stavano adagiando sulla speranza dell'insegnante, sulla sua segreta, ma neppure tanto, attesa dello scatto d'orgoglio, che seminava senza che mai arrivasse primavera.  Ma a volte la primavera arriva anche dopo il temporale improvviso, provare per credere.
E vale sempre la regola che se non è buono un metodo se ne prova un altro finché non si ottiene la risposta desiderata, in questo caso sono stati i risultati, che poi non sono per la maestra o i genitori, ma per il bambino stesso.


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Google Drive per la scuola

Come dice Galatea nel suo post "tecnologico" questi non sono più tempi di spreco: una connessione Internet e un account Google possono aiutare notevolemente a risparmiare carta, toner, inchiostro e perfino tempo, magari alla Primaria un po' meno perché lì è sempre meglio che l'esercizio attivo, la riflessione, l'utilizzo della logica prevalgano sulla lettura e l'acquisizione. Ma alla scuola Secondaria di primo grado e ancora di più in quella di Secondo grado, dove non c'è alunno che non usi facebook ad esempio, quindi che ha la possibilità di connettersi a Internet, Drive è sicuramente uno strumento da incentivare e di cui consolidare l'utilizzo.
L'altro aspetto che consente di risparmiare parecchi denari è che si possono editare testi, creare presentazioni senza spendere per l'acquisto dei pacchetti Office, il tutto si può mettere in condivisione e con gli strumenti di cui dispongono gli studenti oggi essere letto e modificato ovunque.
Io me li immagino testi da modificare, rielaborare, ricostruire e penso alla praticità anche per l'insegnante di poterli riproporre in classe per la correzione collettiva (se non si tratta di prove strutturate), oppure correggerli agevolmente da casa.
Io a dire il vero non lo vedo neppure male come strumento per passare le comunicazioni alle famiglie. Ecco tra le cose che innoverei è proprio questa: condividere con loro almeno una parte dei contenuti, non mi limiterei alle problematiche di funzionamento. Sono tanti i genitori che aiutano e fanno aiutare i figli nei compiti, e dalle famiglie le richieste in questo senso sono sempre maggiori,  un iniziale processo di condivisione su alcune attività forse aiuterebbe perfino a capire meglio e con cognizione di causa, come lavora la scuola. O no?

Qui alcune web-app che si integrano con Google Drive

Una guida per utilizzarlo in modalità client
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martedì 22 gennaio 2013

Le istruzioni per le iscrizioni online

Com'era prevedibile ieri sul sito del Miur nella pagina delle iscrizioni online c'è stato abbastanza traffico  e già su facebook c'era qualche protesta di alcuni genitori frettolosi, la scadenza avverrà il 28 febbraio e non c'è motivo per allarmarsi e perdere tempo al computer in questi primissimi giorni di apertura del sistema, basta farlo con calma fra qualche giorno. Se proprio si dovessere incontrare dei problemi o se la propria incompetenza informatica è tale da non permettere di eseguire la procedura  tutte le segreterie si sono rese disponibili a dare una mano a chi ha bisogno.
Nella nostra scuola ad esempio abbiamo fornito sia agli alunni dell'ultimo anno di scuola infanzia, sia quelli di quinta un foglio con istruzioni e i codici meccanografici che occorrono per l'iscrizione, così da dover evitare di cercarli.
Una nota a margine: unica esclusa da queste procedure, ma non stupisce chi conosce bene la storia di questo grado di scuola, è la scuola Infanzia, che non essendo obbligatoria è trattata per l'ennesima volta come la Cenerentola rispetto agli altri gradi di scuola, certamente al Ministero ci sono tante e tali persone così sensibili da guirdarsi bene dal minacciare gli affari della scuola privata. Come sempre d'altronde.

Ecco allora il link di Caterina Policaro che spiega come fare passo passo

Il link del miur con le istruzioni, in lingua italina  e inglese

Il manuale d'uso in pdf

Brochure riassuntiva
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lunedì 21 gennaio 2013

I giudizi in classe quinta: verso il passaggio di grado

Siamo a un tiro di schioppo dalla fine del primo quadrimestre, inevitabile quindi parlare dei giudizi che andranno a riempire le righe  vuote del documento di valutazione da consegnare alle famiglie. La stesura dei giudizi non è un'attività molto amata e d'altro canto non riscontra neppure tanto favore negli alunni. Una rilevazione  mediocre quando descrive capacità ancora non ancora ben sviluppate viene percepita anziché come una situazione in evoluzione e di qualcosa che deve migliorare, come un giudizio sulle proprie capacità. Quindi la prima cosa da fare è evitare che quanto scriviamo diventi altro rispetto alla descrizione dei traguardi di sviluppo: sa fare/non sa fare, cose verificabili, ovviamente a patto che si tratti di argomenti ben sviscerati. E anche quando quel non sa fare va detto, verbi quali "appare" e "sembrerebbe" aiutano parecchioa esprimersi in modo adeguato.

Se nei primi quattro anni la stesura del giudizio, pur raccontando la "situazione" teneva conto della possibilità che certi traguardi arrivassero entro la scuola Primaria, all'ultimo anno di questa non possiamo più fare a meno di sorvolare su una serie di prerequisiti, che a a metà della classe quinta, e ancora di più al termine di essa, devono essere pienamente raggiunti, che vanno riportati nei giudizi e nella scheda di passaggio che descrive le competenze.

- Il metodo. Dovendo dare delle priorità direi che il metodo è fondamentale più delle conoscenze, perché presuppone il possesso della capacità di reperire informazioni poi di riorganizzarle secondo la richiesta. Un alunno in uscita dalla scuola elementare deve quindi possedere un metodo di base, certamente ancora grossolano, ma  sicuro. Di fronte alla richiesta di informazioni su un determinato argomento un alunno deve saper individuare una fonte, capire se è adeguata al suo grado di comprensione,  prendere ciò che gli occorre, riassumerlo per esempio in una mappa o un semplice testo. Deve saper organizzare un testo con il linguaggio adeguato al tipo di testo, saper preparare una semplice esposizione orale partendo da parole chiave...

- Autonomia operativa. Strettamente legata al metodo deve essere allo stesso modo sufficientemente consolidata: si esprime in un utilizzo adeguato dei contenuti e dei  materiali, nella loro catalogazione ordinata sia che si tratti di cartaceo o di digitale, nella capacità di raccogliere informazioni e utilizzarle, di agire quando chiamato a farlo con i soli  imput necessari allo svolgimento del compito.

- Organizzazione delle conoscenze, è la capacità di individuare legami tra le discipline  e quindi di saper collocare una nuova informazione, anche questa si matura a patto che si sia fatto un lavoro interdisciplinare continuo, fin dalle prime classi.

- Competenza, il saper fare da non confondere con la conoscenza, che è la capacità di saper applicare le conoscenze: grammaticali, matematiche, scientifiche, storiche e geografiche. La competenza implica un continuo utilizzo e trasferimento delle informazioni in possesso dell'alunno, il loro ri-assemblaggio con altri contenuti, come allo stesso modo la loro scomposizione per essere nuovamente associata a nuovi dati.

Questi quattro indicatori, alla scuola Primaria, sono solo parzialmente misurabili  attraverso prove strutturate, quanto  maggiormente evidenti durante l'attività didattica. Ecco perché è bene segnare su un'agenda da qui alla fine dell'anno quando capita di osservare gli alunni mettere in atto la competenza, riorganizzare la conoscenza, manifestare autonomia operativa in situazioni nuove e utilizzare il metodo di lavoro che nel tempo hanno affinato.

Alla scuola Primaria l'osservazione sistemica delle risposte degli alunni che invece ancora non sono completamente sistematici, può aiutare proprio a colmare l'incompletezza delle prove, spesso falsate da ansia, insicurezza, fretta e a volte distrazione.  Occorre ancora ribadire che data l'età degli alunni stiamo parlando di procedure consolidate solo per pochi, quindi di aspetti che nella maggior parte dei casi troveranno la loro naturale evoluzione nel grado successivo di scuola, e questi aspetti evolutivi vanno tenuti in pari conto durante la stesura dei nostri giudizi, perché ricordiamoci che si tratta di bambini di dieci anni, spesso messi sotto pressione da noi adulti ugualmente a scuola come a casa e perché a buon diritto ciascun alunno deve poter ricominciare nel grado di scuola successivo.

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venerdì 18 gennaio 2013

In principio ci fu la formazione online, poi arrivò la digitalizzazione.

Fra qualche giorno inizieranno le iscrizioni, che per noi insegnanti segnano l'anno ormai inoltrato, il periodo in cui si comincia a percepire che ci avviamo a un buon punto, ancora un po' e si prenderà la discesa, intesa come tempo mancante non certo come incombenze finite.
La novità di quest'anno è che le iscrizioni si faranno online, una volta ottenuto il codice meccanografico della scuola pare  che sia un lavoro facile da sbrigare.
Internet è più presente nella case di quanto non si pensi, nella mia classe, ad esempio, su diciotto alunni solo due non lo hanno. Ai genitori che chiedono come funzionerà spiego che non sarà più difficile di un acquisto in rete, che il problema non è compilare il format, quanto il fatto che tutti si accalcheranno il primo giorno a iscrivere i propri pargoli e potrebbe esserci qualche difficoltà negli accessi. Non sarebbe la prima volta che accade. Ci vorrà un po' di pazienza e ritentare.

Ieri mentre spiegavo ciò a un genitore, ho pensato che tutto questo non farà innovazione nella scuola in quanto a didattica, ma è più educativo di tante spiegazioni: perché mette di fronte alle necessità obbligandoci a provare, contribuirà a creare le condizioni per cui sempre più persone accederanno a internet,  non solo per la scuola, e segretamente, spero, non solo per facebook.
Ho pensato a quanto siamo in ritardo su questo fronte, a quanti soldi sono stati buttati via in formazione dei docenti e del personale, quando sarebbe stato sufficiente digitalizzare tutto già dieci anni fa: stipendi, domande online, circolari, ad  esempio. Oggi molti più docenti userebbero il computer nella didattica e forse non ci sarebbe neppure questo spossante dibattito circa le meraviglie della didattica digitale: è che a furia di farla in pochi se n'è fatto una specie di personaggio mitologico, attribuendogli  poteri, che nemmeno Superpippo.
Mentre noi si faceva i corsi di formazione a persone che nei fatti si dichiaravano interessate, queste non  si davano la pena di usare null'altro che non fosse carta, penna e fotocopia, anzi fino a ieri l'altro hanno continuato a chiedere persino lo statino cartaceo,  la cui morte è stata decretata non più di un anno o due fa.
Ora più per necessità che per scelta a dire il vero, le circolari in cartaceo sono sempre meno, volenti o nolenti tocca aprire la mail, visto che molte comunicazioni passano tramite lei, se si vuole consultare lo statino bisogna aprire la pagina sugli stipendi, se si vuole fare un'istanza la si deve fare online. Con il risultato che, piaccia o non piaccia, il computer lo si deve accendere e usare. E tutto questo, come per i genitori di cui sopra è fortemente educativo, ma infinitamente di più dei corsi online Indire, e ora che servirebbe farli per parlare e fare didattica e metodologia, ma quella vera che in molti si sono dimenticati, gettando via il bambino insieme ai ritagli di fotocopie, non si fanno più.
Quei corsi che anche agli insegnanti sono stati presentati come "imparare facendo" erano invece "imparare astraendo", perché una buona didattica è già difficile quando se ne capiscono le finalità, figuriamoci cosa significava, e significa ancora, per un docente che del computer non ha ancora inteso lo scopo.
Ora che siamo costretti a usarlo secondo me la finalità cominceremo a percepirla meglio. I fatti come sempre educano assai meglio delle parole, vale per tutti anche per gli adulti.

La foto viene da qui
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martedì 15 gennaio 2013

Argomenti scottanti

Gli argomenti scottanti in classe quinta sono inevitabili, così intrinsecamente legati alla crescita e allo stesso modo talvolta visti come il male assoluto da gran parte degli adulti.  Ne vociferano sottovoce gli alunni nei ritagli di tempo della ricreazione, mentre la maestra o il maestro sorseggiano beatamente il  caffè, o durante le pause, allo stesso modo il discorso continua furtivamente sulla strada mentre ci si reca in comitiva agli incontri di catechismo, o in palestra e perfino nei campetti di calcio della domenica. Abbiamo voglia noi adulti proibire e censurare, l'argomento è inarrestabile come la piena del fiume dopo una notte di pioggia intensa.

Cosa fare allora, quando di fronte al fatto compiuto, all'evidenza che l'argomento sesso e la scoperta di cosa accade tra un uomo e una donna sono diventati ormai materia preferita di una parte dei nostri alunni, o almeno di quelli che lo lasciano trasparire, perché altri sono più furbi e celano molto bene, argomento che, ovviamente ai loro occhi ancora increduli, non regge il confronto con la storia e la geografia?

Intanto che si sappia bene che nessuna censura è mai riuscita a fermare la curiosità dei bambini, anzi dei ragazzi, perché in quinta ormai sono ragazzi, il cui corpo solo apparentemente bambino è reclamato da ormoni ben determinati a non rallentare la loro corsa verso il futuro. E poi oggi il passaparola tra loro lo possiamo annoverare tra i sistemi arcaici, ingenui, che fanno quasi tenerezza perché ci ricordano noi alla loro età, soprattutto se lo paragoniamo alla potenza di Internet nell'educare i ragazzi alle novità in materia. Al prezzo di un click l'informazione è spesso direttamente disponibile sui cellulari.

Nonostante tutte le parole, i fiumi di parole, di noi altri genitori circa il controllo garantito sull'utilizzo di internet, o addirittura il classico "mio figlio usa Internet ma non naviga in certi siti", tanto che a volte devo reprimere  una sonora risata, sappiamo bene che per alcuni, i più scafati anche nel farla ai genitori, è la più accessibile fonte d'informazione visiva.

Allora a noi insegnanti tocca anche metterci nella veste di mediatori, riportare l'argomento a un dimensione reale, senza demolire del tutto il senso del proibito, anzi spiegando che è normale il desiderio di conoscere, non banalizzando, né sminuendo, né riducendo il fascino della scoperta, semmai aprendo all'idea delle sensazioni che possono esservi quando tra un uomo  e una donna nasce la magia dell'attrazione. Certamente tutto ciò non può essere oggi collocato totalmente sotto l'insegna dell'amore, sarebbe fuorviante e persino dannoso dare quest'indicazione ai bambini, ma spiegare che oggi la realtà, comunque sotto i loro occhi silenziosi, è così variegata e fluida, talmente trasformata da portare a relazioni di tipo diverso tra le persone, che ci sono innumerevoli modi di voler bene e di stare bene con gli altri. 
Allora cosa conta nelle relazioni oggi? Conta il rispetto per le scelte altrui, conta che queste scelte siano sempre consapevoli e non costituiscano danno per noi stessi e per altri.

So che mi toccherà parlarne, lo so perché aleggia nell'aria, perché qualcuna ha già chiesto spiegazioni, perchè so che qualcosa sta covando sotto la cenere e ho visto più di un volto spaventato e perplesso, qualcun altro più ridente e  malizioso, so che per spiegarmi bene, per evitare danni e inutili ammantamenti di mistero misto a tabù per entrambi, farò appello  a queste parole e a molte altre. Spero.

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domenica 13 gennaio 2013

Arte e Immagine: Folletti e gnomi con le foglie secche

"Avanzi di autunno nelle pieghe dei giornali, foglie secche appiattite, ingiallite, incartapecorite, rosse, gialle, marroni e arancio si trasformano in volti ridenti, sguardi misteriosi, pettinature divertenti"

E' dalla capacità di vedere prima quei volti nelle foglie sparse che si capisce la fantasia.  
Ecco questo è per la faccia, con questa foglia si possono fare i baffi, già e questa potrebbe essere la barba, vorrei fare le orecchie appuntite, ecco allora vanno bene queste foglie qui...
La creatività parte sempre dai materiali, è capacità anticipatoria di vedere le possibili trasformazioni. Il gioco della materia che si trasforma in altro, come quando il bambino piccolo prende la scopa e la fa diventare un cavallo.
Ma man mano che si cresce si perde questa capacità, e per non perderla si deve continuare il gioco di trasformazione dei materiali. Sempre. In quinta già in troppi l'hanno già ridimensionata.

Attività: Prendete delle foglie secche ben appiattite, cartoncino bianco o in contrasto con le foglie, attaccatutto e buon divertimento, anzi buona fantasia!






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martedì 8 gennaio 2013

Cattivi maestri, pessimi alunni

Si dice che dal 2014 l'erogazione del fondo di funzionamento alle scuole sarà legato ai risultati e al merito. Non so cosa ci possa venir erogato di meno di quanto viene dato oggi. Non lo so davvero se sarà il turno dell'ossigeno o quello della chiusura dell'acqua dai rubinetti nelle scuole.
Mi viene in mente la nostra isola che quanto a "risultati" non si colloca certo ai primi posti, certamente con tutte le differenze del caso perchè si tratta sempre di medie statistiche e  mi viene in mente che se a non essere brillanti sono stati gli insegnanti, pagheranno anche gli alunni che magari hanno avuto la sfortuna di incontrare docenti impreparati; se invece gli insegnanti sono stati capaci saranno loro a essere penalizzati, anche con le future classi, perché magari hanno incontrato una manica di somari poco interessati ad apprendere. O magari la colpa è di entrambi ma ne faranno le spese i nuovi iscritti quelli che ancora non sono entrati nelle statistiche, o colleghi nuovi arrivati quelli che i test li dovranno ancora insegnare, pardon somministrare. O ancora sarà colpa allo stesso modo sia dei ciuchini che non si sono impegnati, sia di coloro che si sono ammazzati di lavoro ma non hanno raggiunto  il risultato. Comunque la si metta neppure l'impegno potrà fare la differenza agli occhi del merito.

Il fatto è che questa legge è uno sputo sul diritto allo studio, lo sbrana, lo fa a pezzi piccoli, lo maciulla, perchè non potendo disporre di strumenti atti a  stabilire dove il merito alberghi in modo sicuro e certo, le scuole che di denari avranno ugualmente bisogno al pari delle altre ritenute meritevoli, dovranno arrangiarsi.
E' come se io dicessi al mio alunno che va più a rilento, quello che arranca, che s'impegna ma i risultati manco a pagarli, ma anche a quello che non ne ha voglia, che finché è a scuola, e soprattutto finché l'obbligo non è concluso e dopo ancora finché la famiglia decide di lasciarcelo, di cui corre l'obbligo prendersi cura allo stesso modo degli altri, è come se dicessi:  "Ora ti arrangi, seguo chi va bene e tu t'impicchi".

A ben riflettere i cattivi maestri sono altri, privi di lungimiranza,  attenti al denaro e disinteressati alla persona, sono gli stessi che in questa nostra isola, così per fare un esempio uguale a mille altri altrove,  hanno distribuito illusioni facili in cambio di voti, promettendo fabbriche impossibili, per i quali ancora c'è chi indossa flebili e vane speranze, educando al fatalismo e alla povertà "perché tanto qui non cambierà mai nulla". Cattivi maestri che sono degni padri della mentalità di tante, troppe famiglie, quegli stessi giovani genitori che mandano i figli a scuola accompagnandoli con un: "Tanto che serve studiare, un lavoro non si trova lo stesso, forse è meglio chiedere aiuto a quell'assessore".
Che si cancelli pure l'art. 34 della Costituzione, è più coerente. Che ci venga tolta anche la speranza di cambiare le cose attraverso la scuola.
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lunedì 7 gennaio 2013

Maestra visto che insegni scienze, ci dici come nascono i bambini?

Sapete che non tutti i bambini sono fissati con i regali di Natale e anche che non è vero che al rientro da scuola parlano solo di quello? No, non lo sapete perché i luoghi comuni hanno sempre una marcia in più e come la gomma da cancellare passano sopra le cose belle della vita.

"Maestra io e Sara ti dobbiamo chiedere una cosa" "Ditemi care  se posso rispondere lo farò" "Maestra visto che tu ci insegni scienze, ci potresti spiegare per favore" (sì per favore hanno detto) "come nascono i bambini?"

Sorrido, deglutisco, sorrido, tutto in frazioni di secondo perché l'imbarazzo decido altrettanto velocemente che non deve trapelare e comincio il mio racconto davanti a un piccolo pubblico attento e composto: quattordici bambini di quarta che aspettano una risposta.

"Cari bambini, ora vi racconto la storia della nostra nascita, ma prima devo fare due premesse: la prima è che questa domanda riguarda il programma di quinta, però mi sento generosa (li tengo appositamente sulle spine e mi diverto da morire) e vi racconterò, si racconterò è la parola giusta, come veniamo al mondo. La seconda è che dovete ricordarvi, senza dimenticarlo mai, che noi siamo essere viventi come tutti gli altri e che solo incidentalmente abbiamo l'intelligenza che ci permette di fare domande come le vostre, però al pari degli altri animali: nasciamo, ci nutriamo, cresciamo, ci riproduciamo e poi infine, anche se è triste dirlo, moriamo. La cosa che ci rende diversi è che noi riflettiamo sul nostro destino mentre gli animali, sembrerebbe, per ciò che finora ci è dato sapere, che non lo facciano."

"Succede così che due persone s'incontrano si vogliono bene e a volte decidono di avere un bambino,   fanno l'amore, lei mette l'ovetto e lui il semino, che somiglia a un girino". La voce di una bambina m'interrompe: "Ah sì maestra siamo stati tutti dei girini nella nostra vita". Mi scappa da ridere ma mi controllo, riprendo il racconto, dicendo che se m'interrompono continuamente perdo il filo e che forse è meglio conservare tutte le domande a dopo la fine del racconto.
"A questo punto quando l'ovulo e il semino s'incontrano, il semino entra dentro l'ovulo e comincia la divisione cellullare (mi alzo e realizzo un semplice disegno alla lavagna), il bambino avrà il patrimonio genetico, cioè prenderà caratteristiche di entrambi genitori. In tre mesi circa l'embrione, perché si chiama così e ancora non è un vero e proprio bambino come lo immaginate, sarà quasi formato. Poi continua a crescere fino a nove mesi circa, allora se tutto va bene e se non è necessario un taglio cesareo il bambino nasce normalmente perché i muscoli e le ossa della mamma si allargano facendo lo spazio per farlo passare, altrimenti se è messo male, e prima spuntano i piedi anziché la testa, si pratica un taglio che senza rovinare la muscolatura della mamma permetta al piccolo di uscire."

Ora bambini è il vostro turno, potete fare le domande:

"Maestra perchè a volte nascono i gemelli e non sempre sono uguali?"
"Maestra perché a volte i bambini nascono malati?"
"Maestra ma una donna può avere bambini da sedici anni fino a cinquant'anni?"
"Maestra ma si può fare un bambino senza il papà?" Una bambina mi anticipa al volo si gira verso la compagna che ha fatto la domanda: "No è solo perché il papà scappa prima che il bambino nasce, succede molto spesso"
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sabato 5 gennaio 2013

Campagna di prevenzione per la futura campagna elettorale

Avendo un profilo su facebook abbastanza frequentato, ultimamente con la bacheca aperta solo agli amici è vero,  ma anche con l'accoglimento di tutte le richieste di amicizia per cui esercito poco controllo fidandomi di chi fa richiesta, non posso esimermi dal dire due paroline due, circa la netiquette per i futuri candidati, memore che già alle passate elezioni regionali non pochi utenti mi hanno veramente fatto arrabbiare. E mi rivolgo in particolare sia ai candidati sia ai loro sostenitori parenti e amici.
E' vero non è raro leggere sulla mia bacheca commenti sui politici, lo ammetto mi piace bacchettare i comportamenti, le ridicolaggini, la stupidità o semplicemente i fatti, sono cose che ovviamente possono non piacere ma il tasto per rimuovere l'amicizia o gli aggiornamenti è lì a portata di mano e amici come prima. Quello che invece trovo veramente antipatico e disturbante è il fatto che il candidato di turno, voglio pensare sicuramente poco avvezzo all'uso dei social, o in alternativa il suo accanito sostenitore, di solito un parente stretto, utilizzi il tag o i messaggi di gruppo, per raggiungere con certezza un vasto pubblico, con la conseguente invasione a gamba tesa (mi scuso per il linguaggio calcistico) nelle bacheche altrui. L'invasione a gamba tesa è sempre un azione di disturbo, fastidiosa quando non dolorosa, il dolore equivale al proliferare delle notifiche, e alla conseguente azione del dover rimuovere il tag, di uscire dalle conversazioni cosa che il rampantissimo candidato legge come un vero atto di scortesia. 
Già, cari lettori, sembra incredibile ma si finisce noi a passare da maleducati perché il politco, preso com'è dal suo ruolo è già convinto di rendere un gradito servizio informativo, di tutela dell'elettore che è così raggiunto in modo capillare dall'informazione. 
Allora su questo punto vorrei essere molto chiara: il primo passo per essere buoni politici è riconoscere all'elettore la capacità di scegliersi l'informazione, di raggiungere da solo le bacheche dei candidati e di informarsi adeguatamente senza tag e senza messaggi di gruppo. Pertanto non abbiatevene a male se non otterrete risposta alcuna, ma potreste ritrovarvi nell'elenco dei bloccati che per ora nel mio caso è vuoto ma se ho visto giusto (ma spero ancora di sbagliarmi) diventerà una nutrita lista.

L'immagine è presa da qui
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venerdì 4 gennaio 2013

Piccolo alfabeto della scuola moderna, un e-ebook

Di questi tempi, tempi in cui la scuola viene raccontata e descritta a opera dei cosidetti esperti in modo spesso fuorviante, ma solo perché la cattiva conoscenza e le interpretazioni dei fatti che la riguardano sono predominanti sulla volontà di capire, una visione realistica dello stato delle cose non può farci che bene. Un racconto ordinato secondo un criterio alfabetico a cui non viene tolto nulla di quello che è la scuola oggi: problemi grandi come montagne si affiancano all'idea che la scuola si possa far bene, in modo professionale, ma soprattutto sfata il mito che la scuola si debba fare oggi all'insegna del divertimento perché la noia degli studenti incombe. C'è un passaggio bellissimo, in questo Piccolo alfabeto per la scuola moderna, in cui la stessa noia diventa risorsa individuale, perché richiede la messa in atto di strategie per superarla. E se non insegniamo agli alunni, e agli studenti più avanti, a elaborare strategie, che poi sono le stesse che servono là fuori, la scuola avrà fallito il suo compito.
Mariangela Vaglio, meglio nota in rete come Galatea, fa un ritratto ironico e disincantato, realistico, aderente alle persone e ai luoghi che fanno la scuola, ricollocando al loro posto alcuni dei tasselli che negli anni sono stati artificiosamente spostati dai non addetti ai lavori.
Non voglio svelare altro di questo e-book che si legge al volo, e che si acquista qui per meno di due euro.

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giovedì 3 gennaio 2013

Racconto: Scherzi da Befana

Scherzi da Befana
“La Befana vien di notte e ci riempirà di botte…”
“Si può sapere perché devi storpiare tutte le filastrocche, mettiti a fare i compiti altrimenti ti ci riempio sul serio di botte!” disse la mamma dalla cucina, esasperata dalla lentezza con cui Marco faceva i compiti. “Mi diverte e poi le rime ai miei compagni piacciono, ride tutta la classe”, fece eco riprendendo a picchiettare con la penna sul quanderno vuoto: “…il cappello alla romana e non porta la sottana”.
Marco era il terzo di tre figli, arrivò quando i fratelli più grandi andavano già alle superiori, così per loro divenne una specie di giocattolo. Un bravo bambino in fondo, a volte po’ troppo impertinente, non prendeva mai nulla sul serio, abituato com’era a riderne con i fratelli maggiori da cui si sentiva protetto e spalleggiato.
La mamma e il papà provavano spesso a spiegarlo alla maestra che puntualmente li convocava, certo non faceva nulla di male ma le risate dei compagni interrompevano la lezione, disturbavano le attività. Così ogni tanto rimediava una nota sul quaderno e i genitori erano costretti a punirlo, pur rendendosi conto che si trattava in fin dei conti di un bambino di seconda elementare. Speravano che con il tempo sarebbe diventato più maturo.
La mattina del sei gennaio arrivò in fretta, come per tutti i bambini in vacanza. Anche Marco si alzò presto e balzò in cucina: il focolare spento, il disordine della sera prima, sbriciò, guardò, controllò ma della calza della Befana nessuna traccia. Mestamente andò nella camera dei genitori, s’infilò tra loro nel letto. “Che succede?” chiesero ansiosi il papà e la mamma. “Non è passata”, piagnucolò il bambino deluso e triste.
“Stavolta si dev’essere dimenticata di passare - disse la mamma pensierosa - oppure potrebbe essersi offesa per le tue rime impertinenti!”. “Ma io non volevo offenderla” - si affrettò a spiegare il bambino - volevo solo giocare”. “Capita sai - disse ancora la mamma- di non voler offendere qualcuno e invece si offende anche se non avevamo intenzione di farlo”.
Dopo un po' si avviarono nella cucina apparecchiata per la colazione, Marco voltò la sua tazza e… “Toh una lettera - disse - me l’hai scritta tu mamma?” “No davvero, bimbo mio”, fece la mamma.
Incredulo cominciò a leggere lentamente

Sono la Befana che vien di notte
caro Marco tieniti forte:
le tue rime sono carine
molto simpatiche e birichine,
ma devi imparare per il futuro
a dirle sempre in modo opportuno.
Io non lascio punizioni
solo appunti e riflessioni.
Ora trova la soluzione,
non è difficile fai attenzione:
“Che cos’è che si trova in pieno inverno, verso la fine della primavera, al principio dell'estate e non si trova mai in autunno?”
Ora risolvi il mistero
dell’alfabeto trova il numero.
Conta le pagine del tuo sussidiario.
Troverai lì il mio regalo.

“La Befana ti mette alla prova - disse la mamma - forse vuol dirti qualcosa”.

Ora mio piccolo lettore risolvi l’indovinello e aiuta Marco a trovare il suo regalo della Befana…

Ah che hai detto? Vuoi sapere come finisce?

Dopo averci pensato tanto, quando oramai non ci sperava più, Marco risolse l’indovinello e trovò il suo regalo, in una bustina c’erano i soldini per riparare la bicicletta rotta durante una scorribanda con i fratelli e che a suo tempo non fu riparata dopo un’altra nota della maestra. Da quel giorno imparò a fare le sue battute spiritose solo se necessario e soprattutto a casa o sottovoce durante l’intervallo a scuola, senza offendere nessuno. (Rosalba Cocco - Gennaio 2013 - Tutti i diritti riservati - Condividi allo stesso modo con un link diretto al blog)

Stampate utilizzando il tasto verde sotto e mettete questo racconto nella calza della Befana e Buona Befana a tutti

Un altro racconto sulla Befana
Una poesia e una calza facile facile da fare
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martedì 1 gennaio 2013

Calendari, wallpaper e sfondi desktop 2013

Iniziamo l'anno nel più classico dei modi, segnalando una raccolta di calendari e sfondi per desktop e da stampare gratuitamente per quest'anno appena cominciato.
Su Smashing magazine la consueta collezione di sfondi realizzati gratuitamente, e disponibili in tantissimi formati con calendario e non, da artisti da tutto il mondo:


Su settemuse una bellissima serie di calendari e sfondi desktop con calendario:


Per i bambini e per la casa, il bel calendario da colorare di Cosepercrescere: ogni pagina, in formato pdf è stampabile, molto utile per la scuola, sia Infanzia sia Primaria, per capire la progressione dei mesi e delle stagioni.

Il bel calendaario realizzato da dodici artisti diversi su Casa e Trend, cliccate sulla dicitura ciascun mese in formato A4 (si trova più o meno al centro del post) e vi ritroverete direttamente il pdf da stampare:

Infine, seguendo le istruzioni in questa pagina, Crea Gratis, potrete creare con i vostri bambini i calendari Disney da colorare.

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