Ci sembra di non essere più scuola se non partecipiamo al dramma collettivo del "è giusto non è giusto". Ci sembra di non essere abbastanza adeguati in questa fiera se non deleghiamo l'esperto di turno per decidere cos'è meglio o cosa non lo è per il bene dei nostri alunni: sia che si tratti dei piccoli della scuola Materna o Infanzia, sia i più grandicelli della Primaria.
Si dirà poi che è solo strumentalizzazione dei giornalisti o della associazioni, perché ormai ce n'è una per tutte le categorie: quella dei papà e delle mamme ufficiali, poi quella dei papà che sono papà e mamma insieme, quella dei papà di qua e di quelli di là. Tutti a sbraitare sui loro diritti e a dire meglio non farla questa festa per non discriminare i bambini, e gli altri a dire meglio farla perché sennò vengono discriminanti questi ultimi. Manco si parlasse del modo migliore di trattare un pacco.
Come se poi una scelta non ne escludesse sempre un'altra e fatto com'è il mondo di tante piccole, uniche, complesse realtà non si rischiasse sempre e comunque di escludere qualcuno a favore di un altro e viceversa.
In questo mare di complessità gettiamo via, non il buon senso che quello lo abbiamo dato via a pacchi, ma la sensibilità, la capacità di spiegare a un bambino cosa succede. Dimentichiamo che i bambini sono i primi e i più disponibili a capire che non esistono ruoli prescritti e prescrittivi, che essi ci vedono prima e comunque come persone: poco conta per loro indicare il papà o la mamma, il compagno, la compagna o il convivente, e poco importa se sono entrambi dello stesso sesso. Se ne accorgono quando altri ben più consapevoli, forse, catalogano e inquadrano rivendicando questa o quell'altra scelta.
I bambini poco ne sanno e i primi a fare le domande scomode sono gli adulti. Gli stessi adulti che li trattano come proprietà spesso anche nelle famiglie meno "conformi", che decidono cosa è bene che sappiano e cosa no, cosa è giusto che festeggino e cosa no.
E male fa la scuola, calpestando il proprio diritto a scegliere, e con essa tutti i docenti che si prestano a basare la propria attività didattica sugli umori mediatici della famiglia, dimenticandosi quanto poco basti a spiegare a un bambino il perché e il percome senza traumi e senza falsi pudori. Perché, oggi nel 2013, è da un pezzo che i ruoli genitoriali si sono confusi e mischiati, per fortuna dico io, e essere papà e mamma sta assumendo un significato che, se continua di questo passo, finiremmo per seppellire sotto una montagna insulsa di polemiche.
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