Non so se è mai stato solo uno slogan però io, ingenuamente, come tale l'ho preso. Più come modo di dire che di fare sul serio.
I bambini piccoli, per esempio, più che negare l'evidenza sempre, tendono a trovare un colpevole sempre, e al massimo se ne escono fuori con un non l'ho fatto io che precipita alla prima evidenza. Dopo sono pianti, qualche volta sgridate, spiegazioni che spesso si concludono con un abbraccio, perché il bambino piccolo non fa sicuramente apposta e solo con il tempo capisce che è meglio riconoscere le cose come stanno.
Passata la quarta elementare, sempre parlando di quella famosa fase in cui da bambini cominciano a essere ragazzini, il negare l'evidenza prende una piega assai diversa. L'ingenuità del bambinetto che cerca di proteggersi dalla sgridata, lascia spazio alla malizia della negazione reiterata anche durante l'evidenza, anche mentre l'azione viene compiuta e si viene colti sul fatto. Non è più un non voler essere sgridati, ma appare quasi come un non voler ammettere che si sbaglia. Non inventano scuse, o almeno non tutti, ma alcuni dicono che ciò che abbiamo visto non era tale. Noi che nel frattempo eravamo attenti a mille altre cose ci lasciamo prendere dal dubbio e lasciamo correre convincendoci che forse stiamo esagerando. Fino alla volta successiva, quando la situazione di ripresenta tale e quale, ma ancora il dubbio ci attanaglia, sempre perché il nostro mestiere richiede di stare attenti a troppe cose diverse, a tutte le sfumature. Fino alla volta successiva, quando, come svegliandoci dal martellamento di troppi stimoli, ci rendiamo conto che ogni volta abbiamo visto giusto. E allora a quel punto ci arrabbiamo, spesso è a quel punto che sbagliamo. E qualche volta mi sono adirata anch'io per questo atteggiamento, che un po' capisco, con grande sforzo sia detto, e un po' detesto, anche perché non mi dà fastidio l'errore quanto l'affermare che non esista quel fatto o comportamento.
Ma non mi arrabbio più e oggi ridendo l'ho buttata sulla battuta e ho detto che negare l'evidenza sempre mi fa pensare al riempirsi le rughe di botulino per negare la vecchiaia, dipingersi i capelli in testa per negare che siano caduti... A quel punto mentre facevo questa a considerazione, io stessa ho capito che il loro negare equivale a tentare di far finta che quella cosa spiacevole sia accaduta. I miei alunni sono scoppiati in una fragorosa risata, cogliendo in pieno la mia battuta, e il clima si è stemperato. Così abbiamo ripreso la nostra esercitazione di lettura di poesie a voce alta mentre il suono delle risate si smorzava del tutto.
1 riflessioni:
Ma che sagge parole. Quest'anno alla porta ho incollato un cartello con una simpatica vignetta con la scritta "non sono stato io" (ma il disegno fa chiaramente capire che è stato lui!!!). Quando in classe succede qualcosa del genere non faccio più commenti: indico il disegno (che è stato commentato e ben capito, visto che siamo in V)
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