di Maestra Rosalba

martedì 28 maggio 2013

Tutti i fascicoli delle prove Invalsi del 2013

L'Invalsi ha pubblicato tutte le prove dei testi somministrati nei diversi ordini di scuola fino a oggi. Le prove erano organizzate in più fascicoli per evitare la copiatura da parte degli studenti, sono stati resi disponibili solo i fascicoli identificati con il numero uno.
Le rendo disponibili riordinate completamente per classe. Il post verrà aggiornato quando saranno  disponibili le griglie complete con tutte le risposte. 
Eccole qui organizzate per classe e ordine di scuola

Classe Seconda Primaria
Prova preliminare di lettura classe II Primaria
Prova d'Italiano classe II Primaria
Griglia di correzione Italiano II Primaria

Prova di Matematica classe II Primaria
Griglia di correzione Matematica II Primaria


Classe V Primaria
Prova d'italiano classe V Primaria 
Griglia correzione Italiano V Primaria

Prova di matematica classe V Primaria
Griglia correzione Matematica V Primaria
Questionario Studente V Primaria

Classe I Scuola Secondaria di Primo Grado
Prova d'Italiano classe I Secondaria Primo Grado
Griglia correzione Italiano I Secondaria Primo grado

Prova di Matematica classe I Secondaria Primo Grado
Griglia correzione Matematica I Secondaria Primo grado
Questionario I Secondaria Primo Grado

Classe Seconda scuola Secondaria di Secondo Grado
Prova d'Italiano classe II, Secondaria Secondo Grado
Griglia correzione Italiano II Secondaria di Secondo Grado

Prova di Matematica classe II, Secondaria Secondo Grado
Griglia correzione Matematica II Secondaria di Secondo Grado
Questionario II, Secondaria di secondo  Grado


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lunedì 27 maggio 2013

La pazienza del contadino

Per educare ci vuole pazienza. E non si tratta della pazienza necessaria per non agire d'impulso, sia nelle risposte sia negli atti. Si tratta della pazienza per aspettare di vedere i risultati. Un po', a volerla descrivere con un'immagine abusata, anche se ancora efficace, la potremmo paragonare alla pazienza del contadino che semina. Portare gli alunni alla consapevolezza significa insegnare loro a commisurare ciò che fanno, al risultato e alle effettive capacità. 
Ne abbiamo parlato altre volte quando abbiamo sottolineato come il bambino piccolo attribuisca sempre un alto valore a ciò che fa, e ciò è normale, anzi guai se a  sei, sette anni un alunno sottovalutasse il proprio operato. Mediamente il bambino sereno, ancora preso dal gioco, a quell'età se deve darsi un voto si dà dieci, ed è un bene che lo faccia.
Nel bambino più piccolo capacità e impegno ancora si fondono e quel bravo che noi diciamo per gratificarlo, per far sì che provi piacere ogni volta che s'impegna, spesso al di là del risultato, è per lui un positivo giudizio globale: sulle sue capacità e sull'esecuzione. Si vede così capace perchè siamo noi a mandargli quel messaggio.
Diverso è il caso degli alunni più grandi, a cui mandiamo messaggi più articolati, i quali servono a guidarli alla consapevolezza che il risultato si persegue anche con l'impegno. Impegno che significa in realtà, saper utilizzare le proprie capacità, giacché ognuno deve fare in modo commisurato, non strafare oltre le proprie possibilità ma neppure trascurare.
Quando facciamo l'autovalutazione ogni tanto mi soffermo a chiedere ai bambini perché si sono attribuiti una certa valutazione. Nessuno più in quinta si valuta attribuendosi il voto massimo, ci sono i più prudenti, la maggior parte si attribuisce la via di mezzo, in pochi si localizzano vicino alla vetta, alcuni con cognizione di causa, sapendo bene di avere un buon rendimento, altri, ma proprio un numero residuo, ancora pur non sopravvalutandosi tendono ancora a confondere l'elogio delle loro capacità con il rendimento. 
Una bimba che lo scorso anno tendeva a riconoscersi nella fascia alta, confondendo le proprie capacità con il profitto, quest'anno si è attribuita un voto di mezzo, ho chiesto il perché di questa scelta e mi ha risposto: "Devo riconoscere che non sempre ho studiato e anche quando l'ho fatto non sempre l'ho fatto in modo da essere veramente sicura delle cose".
Io che sono una maestra cattivella ho risposto: "Vedi io queste cose le avevo già intuite, perché è vero che non sempre siamo in forma, e possiamo non dare il meglio pur avendo lavorato, però è altrettanto vero che non si può essere alcune volte dei geni e altre volte non sapere nulla. Questo una maestra dalla sua sedia lo vede benissimo e capisce quando un alunno studia e quando invece no".

Ecco a volte per arrivare a sentire gli alunni parlare così, occorrono anni e tutta la pazienza del contadino che aspetta, con la pioggia, coi temporali, con il sole,  che arrivi il tempo di portare a casa i frutti.
L'educazione, la scuola in genere, mal si sposano con la fretta con il quale oggi si perseguono i risultati. E di questo qualche volta dovremmo domandarci tutti: scuola e famiglia.


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giovedì 23 maggio 2013

BES: Più Piani Didattici Personalizzati per tutti

Prima era handicap, poi si disse diversità, poi diversa abilità ora ci dirigiamo a passo spedito verso i BES. Per il momento si esclude la categoria della gravità e si ricomprende un'ampia fascia di alunni: dagli stranieri, a quelli disagiati socio-economicamente (anche momentanei) passando per i DSA, per i deficit di attenzione, l'iperattività e il funzionamento cognitivo limite.

Tutte queste differenti problematiche, ricomprese nei disturbi evolutivi specifici, non vengono o possono non venir certificate ai sensi della legge 104/92, non dando conseguentemente diritto alle provvidenze ed alle misure previste dalla stessa legge quadro, e tra queste, all’insegnante per il sostegno. La legge 170/2010, a tal punto, rappresenta un punto di svolta poiché apre un diverso canale di cura educativa, concretizzando i principi di personalizzazione dei percorsi di studio enunciati nella legge 53/2003, nella prospettiva della “presa in carico” dell’alunno con BES da parte di ciascun docente curricolare e di tutto il team di docenti coinvolto, non solo dall’insegnante per il sostegno.

Per tutti, al paragrafo 1.5  della Direttiva Ministeriale contenente Strumenti d'intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica, si legge:

Dalle considerazioni sopra esposte si evidenzia, in particolare, la necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni e studenti con bisogni educativi speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato, individuale o anche riferito a tutti i bambini della classe con BES, ma articolato, che serva come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate. Le scuole – con determinazioni assunte dai Consigli di classe, risultanti dall’esame della documentazione clinica presentata dalle famiglie e sulla base di considerazioni di carattere psicopedagogico e didattico – possono avvalersi per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali degli strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni attuative della Legge 170/2010 (DM 5669/2011), meglio descritte nelle allegate Linee guida.

Non si tratta di fare le pulci a quanto scrive il Ministro, il cui ideale di ricomprendere tutte le diversità è certamente condivisibile, ma di notare, fatto ineludibile per chi la realtà scolastica la frequenta tutti i giorni, come i bisogni di una didattica inclusiva non possano esaurisi nella stesura di un Piano didattico personalizzato, men che meno di gruppo, e tanto meno nell'applicazione della legge 170/2010.

Non mi dilungo oltre a scrivere ciò che per cinque anni ho già scritto in questo blog, anche a proposito dell'idea già timidamente avanzata in passato "tutti diversi, tutti uguali" e che porterà alla fine del sostegno, di cui i BES sono un viatico neppure tanto velato, ma occorre ribadire che l'inclusione, di qualsiasi tipo si tratti, non si realizza a colpi di belle parole o con il cambiamento del Glh in Gli, l'inclusione si realizza con strumenti concreti e nella scuola gli strumenti sono rappresentati dalle risorse, dalle persone, non dai piani o  dagli strumenti dispensativi e/o compensativi, che semmai sono un modo.

Anche perché i primi, se non seguiti da azioni concrete, rischiano di rimanere sulla carta e i secondi significano solo una mera riduzione degli apprendimenti se non sono anche il risultato di un insegnamento personalizzato. A un piano personalizzato, non può che corrispondere, un dettaglio che ancora sfugge, un insegnamento personalizzato, esso sì reale strumento d'inclusione. 
Può spiegare qualcuno come un solo insegnante possa, sia che si trovi di fronte a 18,  23 o 26 alunni perseguire la personalizzazione? 
C'è una sola risposta: con l'utilizzo delle schede come metodo didattico e la drastica riduzione dei contenuti.
Senza contare che, ad esempio, per gli alunni della citata direttiva, con funzionamento cognitivo limite, i più difficili da individuare e i più difficili da gestire didatticamente, ma anche i maggiormente passibili di miglioramento, perché spesso il loro svantaggio si traduce in una forte carenza delle autonomie, ma presentano, come ribadisce anche la direttiva, altre capacità nella norma, sono quelli che necessitano dell'attivazione di "prassi", che stante le attuali condizioni organizzative non sarà mai possibile garantire e per cui la sola stesura di un piano "commisurato" diventa una colpevole sottrazione di apprendimenti.

E' evidente, altresì, che tutto ciò non lo possiamo annoverare tra le novità, in quanto già da qualche anno prevedere gli obiettivi minimi ha significato comprendere categorie di alunni per cui ad un certo punto del percorso scolastico non era più possibile seguire una normale programmazione educativa, ma finora erano casi limite: finché è esistita la compresenza era per tramite di essa che si provvedeva a personalizzare l'insegnamento.
Ora scriveremo un bel piano inclusivo, personalizzato con obiettivi  alla portata dei BES (che brutta sigla) ma non ci sarà nessuno per renderli un diritto.
Il fatto è che non ci rende uguali una definizione, non ci rende uguali un diritto ma ci rende uguali la soddisfazione di un bisogno diverso. E finché le risorse, cioè i tagli delle ore e del personale non cesserà, e anzi la compresenza verrà restituita ai legittimi proprietari, i bambini, non sarà un piano a rispondere ai loro bisogni.


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sabato 11 maggio 2013

L'altezzza di Francesca e i test Invalsi per gli insegnanti

Fare le prove Invalsi nell'era dei social significa, per noi insegnanti e per gli "appassionati",  discuterne nell'immediato, non tanto degli esiti, che non si possono valutare non conoscendo il valore delle domande, cioè il loro peso specifico nella rilevazione, quanto delle difficoltà incontrate dagli alunni, soprattutto quando, come in questo caso, diventano eclatanti

E ieri nelle prove di matematica somministrate nelle classi seconda c'era questa domanda:
E' una domanda, che da quel che abbiamo discusso su facebook e altrove, pochissimi bambini di seconda hanno saputo risolvere. 
Ribadisco che non sono una fan dei test Invalsi, ribadisco altresì che non misurano la nostra capacità d'insegnanti come a molti piacerebbe credere e nego pure, come ad altri ancora piace credere, che l'Invalsi abbia un qualche motivo per indurre gli alunni in errore. Anzi semmai vivere da complottisti queste prove è l'ultimo degli atteggiamenti da tenere. Meglio a quel punto non farle. A questo proposito il rapporto tecnico chiarisce abbastanza sulle procedure.
Ma torniamo al quesito.
Ieri durante la somministrazione, leggendo nel  fascicolo del somministratore, mi ha incuriosito: perché in seconda generalmente i bambini non fanno i numeri oltre il cento, perché non fanno le unità di misura (metro, chilo, litro). Mi ha incuriosito perché il metro che misura da 0 a 150 (metro che misura da 0 a 150 cm?) nel disegno è rovesciato, perché sulla testa della bambina è stata disegnata una freccia con a lato il numero 40. Infine mi ha incuriosito perché la risposta era più o meno l'altezza dei bambini di seconda sempre che abbiano idea di quanto sono alti. Quindi tra me ho pensato vuoi vedere che i bambini pensano che Francesca è alta 40?
Detto fatto. Al ritiro, nel controllare che i bambini avessero risposto a tutte le domande, ho dato una sbirciata a tutte le risposte riguardanti l'altezza di Francesca. Nessuno, salvo sviste, mi è parso abbia risposto giusto.
Ho chiesto un po' in giro su fb e ho subito compreso che è stato un fatto diffuso. Tantissime colleghe mi hanno riferito che nelle loro classi nessuno aveva saputo risolvere il quesito.

Cos'è accaduto?
E' accaduto ciò che dicevo sopra: il distrattore dell'altezza rovesciata, ha funzionato da distrattore, mentre l'aiuto costituito dal numero 40 e dalla freccia posta sul capo della bambina anziché aiutare ha funto anch'esso da distrattore visivo inducendo in errore quasi tutti. I bambini hanno colto il dato immediato, in quanto posto in linea con il capo della bambina, saltando qualsiasi ragionamento e scrivendo con sicurezza 40.

Una prima considerazione. Il test non intendeva indurre in errore i bambini, ma bensì indagare le fasce "alte" di abilità, quelle ben al di sopra della media, cioè quelli alunni che avendo compreso cos'è la decina, e pur non conoscendo il metro in quanto unità di misura, sanno contare a dieci a dieci, lo sanno fare tornando indietro sulla linea dei numeri e sono capaci di immediato pensiero reversibile e di astrazione rispetto a un'immagine data.

Seconda considerazione: quel tipo di domanda non serve a mettere in difficoltà gli alunni, no, perché gli item sono sperimentati e si sa già quando la prova viene somministrata quali possibili esiti darà il quesito, serve a mettere in difficoltà gli insegnanti e a capire chi durante i test aiuta i propri alunni. Perché se per quella prova è previsto il cinque per cento di risposte esatte, faccio un esempio, e se nelle rilevazioni le risposte cominciano a salire in percentuali cospicue è evidente che gli alunni hanno ricevuto l'aiutino.  Le scuole a quel punto riceveranno posta dall'Invalsi, perché come accade ogni anno chi bara viene segnalato.

Dall'anno prossimo i test entreranno a pieno titolo nel sistema di valutazione, c'è materia sufficiente sul quale riflettere, che dite?
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venerdì 10 maggio 2013

Invalsi: griglie di correzione domande aperte prova Matematica della Primaria

Ecco disponibili da Ciao Bambini le griglie di correzione per le domande aperte della Prova di matematica sostenuta oggi nelle scuole Primarie di tutta Italia nelle classi seconda e quinta.
In attesa di vederei test gli alunni che ricordano le domande possono divertirsi a cominciare a conoscere le risposte.

Con calma poi parleremo meglio di alcuni test, su cui sarebbe meglio spendere qualche riflessione in più.

Griglia correzione domande aperte classe seconda Primaria

Griglia correzione domande aperte classe quinta Primaria
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giovedì 9 maggio 2013

Cambiare pelle

Più che aria di fine anno, durante le ultime settimane della quinta, si respira aria di cambiamento. E se
qualche volta mi ha sfiorato l'idea che lasciare gli alunni dopo cinque anni fosse un fatto triste, scopro che dentro di me si sta rafforzando la convinzione che nulla di più allegro stia per avvenire. 
E sta per avvenire allegramente, questo fatidico passaggio, perché c'è un bel clima, magari proprio perché finalmente si cambia... 
Fatto sta che siamo rilassati, in pratica abbiamo terminato il programma di quasi tutte le materie, italiano compreso, ci siamo lasciati il tempo per vivere queste ultime settimane in pieno relax. Non per non fare nulla, beninteso, ma per farlo senza annaspare.
Finita l'ora  delle interrogazioni frenetiche, affronteremo un lungo periodo di ripasso, scriveremo, parleremo, discuteremo, gusteremo il sapore del tempo che sta finire. 
E' una consapevolezza forte quella che attraversa i bambini di quinta, compresa tra la curiosità del futuro, la voglia di andarvi incontro e l'idea di qualcosa che finisce per sempre. Ma più che da emozioni tristi tutto ciò è attraversato da un'allegria mista a bonaria goliardia. Si sono trasformati tutti, anche i più timidi, abbandonando le ultime remore per avvicinarsi con la battuta, la presa in giro, non sempre bonaria a dire il vero, lo scherzo, il commento sagace. Sono grandi, provano a sentirsi grandi, mentre ancora si scuotono di dosso la prima pelle, quella della permalosità, per imparare a fare orecchie da mercante verso ciò che non piace, ignorare, passare oltre, concentrarsi su quello che conta davvero. Così mentre grattano i residui dell'altra pelle, quella innocente dell'infanzia, lasciano uscire la finta scorza dura, dei sorrisi forzati, delle risposte fulminanti, degli attacchi per mascherare la difesa. E ridono, ridono per tutto. Fino a ridiventare seri quando richiesto.
Con il tempo si indurirà ancora, fino a sembrare così dura da lasciare intuire solo all'occhio esperto che è ancora piena di piccole crepe e leggeri solchi, che di volta in volta si apriranno e richiuderanno, fino a diventare, pur apparendo liscia e intatta, come la corteccia di una quercia.


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mercoledì 8 maggio 2013

Le griglie di correzione Invalsi per le risposte aperte prova Italiano Primaria

Pur se ancora non  disponibili sul sito dell'Invalsi, in rete cominciano a girare le griglie utilizzate ieri
pomeriggio per la correzione delle domande aperte dei test sostenuti ieri mattina dagli alunni di classe seconda e quinta di scuola Primaria.
Da Ciao Bambini ecco i link



Restiamo in attesa di veder pubblicati i fascicoli delle prove, per un più attento esame dei contenuti e delle difficoltà. La prova per la classe quinta mi è sembrata assolutamente adeguata, sia nei testi proposti sia nei quesiti. La grammatica proposta continua ad attestarsi su un livello di difficoltà medio basso, continuando il trend dello scorso anno.
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