Resta fermo che il P.A.I. non sostituisce le richieste di organico di sostegno delle scuole, che dovranno avvenire secondo le modalità definite da ciascun Ambito Territoriale.
Così chiarisce, espressamente, la nota emanata ieri 27 giugno, dal Miur, a proposito del piano annuale per l'inclusione (P.A.I.) che tanto scompliglio sta portando nelle scuole. Se buona parte dello scompiglio è dovuto alla scarsa volontà di mettere in atto procedure chiare e inequivocabili da parte del Miur, l'altra
parte è dovuta all'incapacità delle scuole di recepire senza agitarsi, ma procedendo con prudenza, i cambiamenti. Specchio come siamo, ormai, di una società costantemente in fibrillazione, come scuola non ci sottraiamo a identiche emozioni. Come accade in aula a proposito della comprensione del testo, molti colleghi sanno bene che dieci alunni capiscono a volte dieci cose diverse, allo stesso modo l'interpretazione e l'attuazione della circolare ha visto le più disparate letture. Ci sono scuole che si sono già lanciate in improbabili rilevazioni codificate, chi brancola nel buio più assoluto, chi ha capito che il P.A.I (Piano Annuale per l'Inclusione) sostituisse addirittura la procedura per il sostegno e chi infine si è mantenuto cauto, facendo un passo alla volta, attuando quanto della circolare era definito con ampio margine di certezza.
Ovviamente senza voler insegnare nulla a nessuno, a un'attenta lettura, e certamente anche tramite la conoscenza delle procedure, svoltesi regolarmente, per la definizione degli organici per il sostegno in cui si è già alla fase dell'organico di fatto, si comprende che il piano è (almeno per ora) totalmente svicolato dall'attribuzione del sostegno alle scuole, pur ricomprendendo in sè la previsione delle risorse a esso destinato. (N. B. La mia istituzione lo ha comunque inviato all'USP a corredo della richiesta dell'organico di fatto per il sostegno).
Altra cose è l'aggiornamento del P.A.I a settembre che avrà lo scopo di "contare" e definire le risorse in organico di fatto, e di distribuirle anche alla luce del piano per l'inclusione.
Un esempio pratico: si cercherà di fare le assegnazioni del sostegno alle classi, degli insegnati curriculari, e di altre eventuali risorse aggiuntive, (che però non esistono più) alla luce del piano, sulla base della considerazione dei bisogni. Sarà a quel punto che i docenti dovranno operare la stesura dei PEP (Piani Educativi Personalizzati) onde procedere con quanto stabilisce la Direttiva sui BES e cioè l'applicazione delle misure compensative e dispensative come si fa per gli alunni con Disturbi Spefici di Apprendimento.
Questo per dire, non che la proposta del MIUR sia geniale, anzi è risaputo che contiene parecchie insidie, ma che non è neppure nulla di tanto nuovo, visto che già con gli obiettivi minimi si veniva incontro agli alunni in presenza di, anche temporanee, diffcoltà di apprendimento.
Rimane invece da definire, e questo sì sarà un bel rebus, come si individueranno i BES derivanti da disagi socio-economici: ci penseranno i Servizi Sociali a indicarli o lo dovrà fare la scuola rischiando di trovarsi ancora una volta il muro delle famiglie? Anche qui la prudenza richiede di non lanciarsi in intempestive segnalazioni ma aspettare che nascano accordi di programma, tra il Miur e l'Ente Locale, che ci venga detto "chi fa cosa" e attendere senza agitarsi tanto.
Perché chi ha detto che questi alunni prima della circolare sui BES venissero trascurati? Forse non erano individuati dal punto di vista "statistico" ma che si attuasse già una personalizzazione, visto che non esiste altro modo dal punto di vista didattico, è cosa certa.
Il testo della Nota del 27 giugno 2013
0 riflessioni:
Posta un commento