di Maestra Rosalba

martedì 10 settembre 2013

I buoni propositi

Tutti i lavori basati sull'interazione tra persone comprendono incomprensioni, fraintendimenti, egoismi, dimenticanze, torti, promesse mancate, alleanze disciolte, inimicizia e interessi. Resta inteso che esiste anche l'altra faccia della medaglia ma è quella meno considerata, quella che si dà per scontata. Tra un torto ricevuto e un bel gesto, ricordiamo prima di tutto il primo, rilevandone l'ingiustizia, il malessere, il dispiacere, classifichiamo il secondo tra le cose belle ma di fronte all'impatto emotivo negativo perde di valore, si svuota, mentre il primo tende a gonfiarsi. Pur riconoscendo il valore del secondo, sul piatto della bilancia il primo pesa di più e  condiziona maggiormente le nostre risposte. Sono risposte umane siamo fatti e finiti di sostanza fragile, sia emotivamente sia fisicamente. Gli insegnanti  spesso lo sono più di altri, il nostro lavoro si realizza tramite continui contatti umani: alunni, colleghi, famiglie e società, l'interazione con il resto del mondo è costante, ininterrotta e problematica. Non è neppure facile mettere ordine fra gli input continui che derivano dal nostro lavoro, tenere tutto sotto controllo, trovare risposta per tutto impone ai sensi un continuo stare all'erta che pian piano logora. E logora non sempre in modo consapevole. Logora talmente tanto da stratificarsi nel tempo finendo con il trascinare da un anno all'altro situazioni aperte, conflitti irrisolti e incomunicabilità.

Chi non ha mai detto ai propri alunni, ai propri studenti, di provare a mettere in atto una strategia, di provare a mantenere un proposito, un impegno? Nessuno credo.
La stessa fragilità che riconosciamo agli alunni, che incoraggiamo a superare suggerendo e auspicando un proposito fermo, dovremmo riconoscerla a noi stessi, imponendoci il proposito di chiudere ogni anno scolastico con tutto ciò che ha prodotto, compresi i rapporti umani. 
Non si tratta di un atto di altruismo bensì della volontà di accettare gli esiti dei rapporti umani, di considerarne i limiti e di lasciare aperta l'opzione ripartenza a mentre sgombra. E' più un liberare risorse verso l'attività che una volta arrivati in aula ci assorbirà in modo preminente, quella didattica, il concentrarci nella nostra funzione di facilitatori dell'apprendimento, che rispetto al cerchio dei rapporti che intorno a essa si crea, rimane, qualsiasi cosa accada,  il nostro ruolo fondamentale. 




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