Nell'ambito delle attività di continuità tra i diversi gradi di scuola, almeno per quel riguarda scuola dell'Infanzia, Primaria e Scuola Secondaria di Primo Grado, si stanno tenendo in questi giorni gli incontri per lo scambio d'informazioni sugli alunni nuovi iscritti. In molti casi queste informazioni servono a formare le nuove classi, soprattutto per la scuola Media e nei plessi grossi di scuola Primaria, in altri servono solamente a cedere informazioni sui bambini per facilitarne la conoscenza.
Credo di averlo già scritto tempo fa: per i bambini, per gli alunni, ogni passaggio di grado è un nuovo inizio. E come ogni nuovo inizio anche ogni bambino, come ogni persona adulta, in esso ripone le speranze, i propositi, la volontà di fare meglio sia se prima non è riuscito, sia di continuare se già si era affermato.
Un buon incontro di continuità, allora, per non tradire i sogni, i desideri, le speranze, i propositi degli alunni che ricominciano non affronta il dettaglio dei comportamenti del precedente ordine di scuola, e confina la conoscenza della persona al momento in cui avverrà, lasciandosi il margine per farsene un'idea personale non inquinata dal passato visto e raccontato da occhi terzi.
Durante un buon incontro di continuità si parla di ciò che piace agli alunni, si evita il "problematico/non problematico" si evita l'elenco dei difetti (presunti, perché in tre mesi di assenza da scuola gli alunni cambiano e non poco) e si procede con l'elenco delle cose che sa fare (e solo quelle), dei suoi interessi.
Ma soprattutto un buon incontro di continuità lascia intatto, non solo per gli alunni, ma anche per gli insegnanti del successivo ordine di scuola, l'apertura mentale verso di essi, non scalfisce con paure, non insidia con idee preconcette la futura relazione che tra i due si formerà. Un incontro di continuità è più un passaggio ideale di consegne tra chi si è occupato di quei bambini e chi se ne occuperà in futuro. Uno stringere un sodalizio educativo che invece, al contrario, dovrebbe trovare la naturale espansione durante l'anno, quando le situazioni reali si presenteranno e ci sarà davvero bisogno di capire quali strategie si adottavano per venire incontro a quell'alunno, quali risposte sono andate bene per lui e quali no. Un incontro di continuità protratto nel tempo, dovrebbe essere un dialogo, un affiancamento, nell'ottica dello star bene dell'alunno offrendogli le migliori condizioni possibili, ma anche, e non è un elemento secondario, di sostegno reciproco tra docenti, che senza offrire soluzioni preconcette, sia di supporto finchè la classe di nuova formazione non ha raggiunto la sua nuova indentità di gruppo.
Ma questa è la scuola dei tagli, e una volta in aula chi si ricorda più della continuità?
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