Ogni volta che piove è un batticuore, non solo per gli adulti, ormai. La paura degli eventi disastrosi, vuoi le esperienze, vuoi il continuo riferirne in tv genera nei bambini vere e proprie fobie. Ultimamente mi sta capitando spesso di vedere che mentre siamo a scuola e sta per scatenarsi il temporale alcuni bambini piangono. Nella zona dove si trova la mia scuola capita spesso che le strade siano invase da fiumi di acqua e conseguentemente lo sono le cantine e le case al piano terra.
Eppure la pioggia è un fatto normale: lo spieghiamo già in prima con il ciclo dell'acqua, senza pioggia la vita sarebbe destinata a cessare. Nessuna terra può ospitare uomini, piante e animali senza l'acqua. C'è poco da fare, se non cercare di capire e ragionare lucidamente con i bambini, anzi cogliendo l'occasione per fare di loro persone più attente di quanto non lo siano state le generazioni che li hanno preceduti. E in un giorno di pioggia ho raccontato ai bambini che la pioggia, oltre che comunque necessaria, può essere anche divertente, vestiti bene con gli stivaletti, l'ombrello, è bello camminare sotto l'acqua passando per le pozze luccicanti.
Ora non usciamo più da "un non bagnarti che prendi freddo", "attenta che ti rovini le scarpe", "non toccare ti sporchi", se va bene, altrimenti è "ti prendi le infezioni".
Quando è quindi che i bambini giocano a fare i bambini tra i bambini, sul serio?
Pioggia
Piove e sul più bello,
di corsa apro il mio ombrello.
Per strada in allegria,
saltello in compagnia.
Invece le nuvole come le rappresentiamo? Non certo come qualcosa di minaccioso e spaventoso, ma con un faccino dolce e affettuoso. Hanno un compito prezioso e ingrato a sentire tutte le lamentele.
Ed eccole alle nostre finestre, piccole nuvolette azzurre che restituiscono l'acqua sotto forma di goccia o neve, cartoncino, colla, sagome di fiocchi di neve, qualche goccia, del filo e il gioco è fatto.
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