Fin dallo scorso anno, cioè dalla prima, ho sistemato un banco con una sedia in modo da far sedere un alunno vicino a me. Si era verificato che un bambino fosse particolarmente vivace e avevo pensato di aiutarlo a conquistare un po' di autocontrollo e perfino di autostima, visto che sosteneva di continuo di non essere capace a far nulla, facendolo sedere accanto a me. La "cura" ha funzionato tant'è che dopo qualche tempo dall'inizio del nuovo anno gli ho proposto di andare a sedere con un compagno. Autostima riconquistata, ha smesso di essere tra gli ultimi a finire, convertito al desiderio di fare bene, non necessita più di aiuto da parte mia, solo ogni tanto viene a chiedermi sottovoce se sta andando bene e se sono contenta. Quindi è stato il turno di un altro alunno, che però ha risposto con molta riluttanza al mio invito. In realtà i miei non sono inviti a caso, si tratta di bambini che mal volentieri accettano il peer tutoring, anche perché sono molto bravi, ma hanno qualche difficoltà a organizzarsi nel lavoro autonomo, mettendoli vicino a me, che lavoro a stretto contatto di gomito con la lim e la lavagna di ardesia, riesco a intervenire più spesso suggerendo strategie, aiutando a impostare il lavoro e cercando di re iniettare fiducia nelle proprie risorse in modo da rimpinguare l'autostima e condurli all'autonomia operativa, in un meccanismo di rinforzo che quando funziona si autoalimenta. Riluttante e dubbioso il mio alunno ha finalmente acconsentito a stare vicino alla cattedra e già si vedono i primi risultati, più concentrazione, meno azioni di disturbo verso se stesso e verso gli altri, attività più produttive e più precise. Oggi gli ho quindi chiesto se vuole tornare al suo posto, giusto per tastare il terreno, anche perché è prematuro che torni tra i banchi, e mi ha detto che no, vicino alla cattedra si sta bene e per ora preferisce stare dov'è.
Così ho pensato a come cambiano le percezioni, stare vicino all'insegnante potrebbe sembrare una punizione o roba da "ultimo della classe", certe idee perdono di senso se si dimostra che sono solo preconcetti, che in realtà sono i bisogni che contano. Anche di questo ai bambini tocca dare dimostrazione pratica: aiutarli a capire che non c'è nulla di male nel farsi aiutare.
Il banco di rotazione è una buona strategia non è necessario andare male a scuola per provarlo, certamente conta molto come viene usato e percepito. Per noi è diventato un luogo prezioso e tutti vorrebbero poterci stare.
venerdì 14 novembre 2014
Il posto vicino alla maestra
Di Rosalba
| ore: 17:41 |
Categoria :
Educazione
|
Se ti è piaciuto l'articolo, iscriviti al feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog! Per maggiori informazioni sui feed, clicca qui! |
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 riflessioni:
Sì, in effetti il banco vicino alla cattedra a rotazione è una gran cosa, per gli alunni.
La ritrosia è anche comprensibile: è comunque un posto al centro dell'attenzione, un posto "diverso" nel quale l'alunno non può confondersi con la massa. Ma dopo aver assaggiato i vantaggi didattici di tale posto il ritorno nella massa diventa poco invitante! :-)
Posta un commento